Oggi alberi, piante e animali hanno ripopolato quel luogo lasciato vuoto dagli umani, creando la terza riserva più grande in Europa
ROMA – All’1:23 del 26 aprile 1986, 35 anni fa, nella centrale nucleare di Chernobyl, nell’Ucraina sovietica, una violenta esplosione scoperchia il tetto del reattore 4. Il materiale radioattivo schizza nell’area circostante, una nube radioattiva, sospinta verso Nord, sorpassa la vicina Pripyat e raggiunge Bielorussia, Lituania e Paesi Baltici preannunciando l’inizio del peggior disastro nucleare della storia, classificato come livello 7, il massimo, nella scala Ines degli incidenti nucleari. Oltre 100mila gli sfollati, 65 i morti e 4mila i tumori alla tiroide accertati secondo un rapporto del Chernobyl Forum redatto dalle agenzie Onu, tra cui Oms, Unscear e Aiea. Dati contestati da molte associazioni internazionali come Greenpeace, che stima fino a 6 milioni di morti in 70 anni, contando i casi di cancro riconducibili all’incidente. Nelle settimane successive a quel terribile 26 aprile, migliaia di operai costruiscono il primo ‘sarcofago’ destinato a contenere i resti del reattore. Molti anni dopo, sopra il vecchio involucro danneggiato dalle radiazioni, viene fatto scorrere una nuova struttura in cemento, costata 1,5 miliardi di euro finanziati da 45 Paesi: il ‘New Safe Confinement’. Nel frattempo a Chernobyl rinasce la natura. Alberi, piante e animali hanno ripopolato quel luogo lasciato vuoto dagli umani, creando la terza riserva più grande in Europa, e, anche grazie alla miniserie Hbo-Sky scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck (2019), Chernobyl è diventata sito di attrazione turistica, tanto che oggi Kiev ne chiede il riconoscimento Unesco come patrimonio dell’umanità.
fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it»