La tanto attesa riforma fiscale rischia di tradursi in una inammissibile guerra di parità sociale.
Questa è la preoccupazione che viene manifestata dai Coordinamenti Regionali di Azzurro Donna, movimento femminile di Forza Italia -su impulso delle Coordinatrici dell’Emilia Romagna, Erika Seta, e della Valle D’Aosta, Katia Guidi- che invitano il Governo ad una riflessione.
Sul tavolo di lavoro del Mef, si profila infatti l’ipotesi – sempre più concreta – dell’abolizione del regime forfettario (cd. Mini flax tax), ossia dell’aliquota fissa Irpef al 15% per ricavi e compensi fino a 65.000€, ed un conseguente innalzamento dell’aliquota minima al 23%
Sennonché tale istituto viene utilizzato dalla stragrande maggioranza delle giovani donne che vogliono mettersi in gioco con una attività in proprio, dalle libere professioniste alle titolari di piccole imprese, oltre che dai lavoratori autonomi agli albori delle proprie carriere.
Le donne che già sono le più penalizzate da questa crisi economica, come si evince dalle statistiche, rischiano di essere le vittime predestinate di questa riforma perché spesso la donna, che deve dividersi tra attività lavorativa e famiglia, ha, soprattutto all’inizio, un reddito non particolarmente elevato e il regime forfettario consente di proseguire e mantenere in equilibrio una attività che comunque la rende economicamente autonoma, che consente di essere parte di un meccanismo sociale e la rende appagata perché può svolgere l’attività lavorativa che desidera e per la quale, magari, ha studiato.
Una manovra simile è inaccettabile perché rischia di far saltare il banco ed affossare definitivamente un intero settore economico, già in ginocchio a causa della Pandemia.
Tale scelta andrebbe ulteriormente a penalizzare un settore già in estrema difficoltà che si unirebbe a tutte le molte partite iva che hanno già chiuso o sono in procinto di chiudere. Vorrebbe dire pregiudicare anche la partenza di tutte quelle nuove attività pronte a nascere o la sopravvivenza di quelle già attive, ma che reggono grazie al regime dei minimi. Agli stessi giovani, ancora una volta, viene tolta la possibilità di mettersi in gioco e guardare ad un futuro migliore.
Un arretramento culturale di un Paese che fino a ieri ha stimolato l’investimento su se stessi ed oggi, riporta ai sogni dei genitori degli anni ‘60, il caro posto fisso al Ministero.
Crediamo sia necessaria una forte presa di coscienza da parte del Governo. Pensare di recuperare introiti dal settore dei lavoratori autonomi con questa manovra, rappresenta un’ assoluta mancata visione a lungo raggio, ed il risultato sarà inevitabilmente una vera e propria sciagura delle partite iva e dei nuovi professionisti.
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