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Per aumentare i livelli di aderenza alla terapia collaborazione tra le figure professionali che ruotano attorno al paziente

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«Devono integrarsi, parlare tra di loro ed educare il malato sull’importanza dell’assunzione dei farmaci»

L’aderenza alla terapia resta ancora una questione aperta da affrontare perché non è stata ancora risolta: attualmente non supera il 50% un po’ per tutte le patologie e tra le diverse e molteplici cause c’è il rapporto di comunicazione fra medico e paziente non del tutto efficace.
Durante la recente pandemia le cose non sono certo migliorate: tra gennaio e febbraio 2021, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrato un calo dei consumi interni di farmaci e dispositivi dell’11% e un calo dei consumi retail del 7% e questo spiega che non si sta facendo terapia. Purtroppo gli effetti del 2020, che si sono visti nel breve periodo in modo drammatico, si vedranno anche nel medio e lungo periodo. 
Con l’obiettivo di mettere in campo le migliori iniziative per mitigare gli effetti negativi, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘LAZIO/CAMPANIA: IL VALORE DELL’ADERENZA PER I SISTEMI SANITARI REGIONALI, DAL BISOGNO ALL’AZIONE’. Terzo di 5 appuntamenti, il road show, realizzato grazie al contributo incondizionato del Gruppo Servier in ItaliaSanofiIqvia Intercept, coinvolgerà sul tema dell’aderenza alle cure i principali interlocutori a livello locale: clinici, istituzioni, cittadini e pazienti. 

Sono principalmente otto le raccomandazioni di Cittadinanzattiva per affrontare il grande problema della non aderenza terapeutica: attuazione del Piano nazionale sulle cronicità su tutto il territorio nazionale; il cittadino deve essere protagonista del proprio percorso di cura; misurare l’aderenza terapeutica; semplificare e ridurre la burocrazie inutile; fiducia e stabilità nel rapporto équipe di cura e cittadino; aderenza per garantire più sicurezza; formazione a personale sanitario, caregiver familiare e professionale e, infine, valorizzare tutte le professionalità (impegno congiunto). 

Uno studio pubblicato su The Lancet ha evidenziato come una terapia di combinazione di 4 farmaci – aspirina, statina, diuretico e acinibitore o sartanico – quale approccio per ridurre il peso delle malattie cardiovascolari, specialmente nei paesi a basso e medio reddito, su circa 50mila pazienti (50.045) coinvolti dai 40 ai 75 anni, e 6.838 studiati, quelli che assumevano la polipillola avevano quasi 100 eventi cardiovascolari in meno rispetto a quelli che venivano curati nel classico modo con i quattro farmaci distinti; inoltre tra i pazienti che avevano un’alta aderenza questo parametro aumentava ulteriormente. 
Da una indagine di mercato condotta da IQVIA Italia su 180 tra farmacisti ospedalieri, direttori generali e direttori sanitari emerge che il concetto di appropriatezza è una delle priorità dichiarate. L’indagine, i cui dati si riferiscono all’ultimo trimestre del 2020, ha fatto emergere tra le priorità principali l’appropriatezza diagnostico-terapeutica e il miglioramento dell’appropriatezza tra il 25% dei farmacisti e il 35% tra i direttori sanitari e i direttori generali. Emerge inoltre la forte necessità di rafforzare i servizi territoriali, l’integrazione con il territorio e l’aumento della digitalizzazione che salgono al 60% rispetto al 2019 in cui la priorità era collegata al monitoraggio dei costi. “C’è stato un vero stravolgimento di priorità” ha commentato Claudia Rocco, Operations Senior Director, IQVIA Italia. 

Un case study sull’asma condotto da IQVIA Italia per analizzare l’aderenza al trattamento da parte dei pazienti e che ha coinvolto un campione di 900 medici di medicina generale, ha messo in evidenza che il 26% dei pazienti è stato aderente nell’anno 2020 ma questa percentuale è mutata in funzione delle terapie assunte: i pazienti aderenti diventano più alti quando assumono politerapie, l’aderenza cresce con l’età passando dal 21% tra 40-59 anni al 31% tra i 60 e i 79 anni e al 37% negli over 80. A livello di macroregione l’aderenza è del 29% nelle regioni del nord Italia e del 21% nelle regioni del sud. 
Passando ad un secondo caso studio sulla BPCO che ha voluto analizzare l’aderenza al trattamento del paziente medio, calcolato per i giorni coperti dalla prescrizione del farmaco, è risultato del 69% ma è in crescita del 7% rispetto al periodo precedente ma con una percentuale di aderenza per i nuovi pazienti significativamente più bassa rispetto al totale pazienti, pari al 42%.

“Nelle malattie croniche, come per esempio l’ipertensione e l’ipercolesterolemia – ha spiegato Massimo Volpe, Direttore UOC Cardiologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università La Sapienza di Roma – il problema della scarsa aderenza è in primo luogo una grossa responsabilità del medico perché c’è una insufficiente educazione nei confronti del paziente: il medico deve spiegare molto bene al paziente cosa può succedere non essere aderenti. Poi c’è una responsabilità legata allo stile di vita e alle abitudini del paziente quindi alla capacità di strutturare una terapia che sia gestibile dall’ammalato e se non è autosufficiente dal caregiver. E infine, resta fondamentale il rapporto medico-paziente: da una parte c’è l’autorevolezza del messaggio che viene dato dal medico e la capacità di educare il paziente rispetto alla sua condizione patologica, dall’altra è importante che ci sia un sufficiente livello di comprensione da parte del paziente”.

“Non parlerei di aderenza ma di “adesione” alla terapia che prevede una parte attiva per il paziente, prevede del tempo da dedicargli per renderlo partecipe di determinati momenti e scelte importanti – ha spiegato Giovanni Battista Zito, Presidente Nazionale A.R.C.A. -. Anche il dover assumere più farmaci crea non solo problemi ma anche talvolta effetti avversi che allontanano alla lunga allontano il paziente dal concetto di aderenza alla terapia”. 

“In oncologia il bagaglio terapeutico (soprattutto farmaci orali) si è arricchito, per questo si tratta di un ambito particolarmente suscettibile al fenomeno della scarsa aderenza terapeutica – ha spiegato Francesco Cognetti, Professore Oncologia Medica Università La Sapienza di Roma –. Da una parte si assiste al fatto che per la paura di essere vittima della malattia, il paziente oncologico abusa di farmaci con importanti problemi legati agli effetti collaterali, oppure quando è spaventato per gli effetti collaterali dei farmaci riduce le dosi”.  

A livello nazionale non siamo in grado nel Piano Nazionale Esiti di linkare le schede di dimissione ospedaliera con le prescrizioni farmaceutiche – ha spiegato Enrico Coscioni, Presidente AGENAS -. L’aderenza alla terapia non supera il 50% un po’ per tutte le patologie e ha un punto di ricaduta molto critico per i pazienti fragili e soprattutto per gli anziani; in più si è aggiunto l’impatto negativo della pandemia che ha avuto una conseguenza in termini di diseguaglianza anche a livello regionale, con maggiore difficoltà di interazione tra specialisti, medicina del territorio e ospedali. Ma c’è un elemento positivo: in tema di investimenti futuri, in particolare mi riferisco al Next Generation EU, in Agenas avremo una cabina di supporto per i fondi, 7 miliardi di euro, che riguarderanno le case, gli ospedali di comunità e l’assistenza domiciliare integrata. Credo che con l’aggiunta dell’uso dell’intelligenza artificiale si possa ridisegnare un nuovo modello di assistenza territoriale, che è la vera battaglia della sanità pubblica del prossimo futuro”.