Con la maglia giallorossa ha vinto uno scudetto nel 1983 e cinque Coppe Italia. Ai Mondiali dell’82 si guadagnò l’appellativo di MaraZico
ROMA – La partita del suo addio al calcio riuscì addirittura a oscurare la finale di Coppa Uefa giocata il giorno prima dalla Roma contro l’Inter. Quella sera di 30 anni fa, era il 23 maggio del 1991, allo stadio Olimpico di Roma, a salutare Bruno Conti, che aveva deciso ormai di appendere gli scarpini al chiodo a 36 anni, accorsero 80mila tifosi, più di quanti il giorno prima avevano comunque riempito l’impianto romano per la finale di ritorno tra la Roma e l’Inter. Una sfida in bilico, visto che i nerazzurri avevano vinto 2-0 all’andata, in casa, risultato che i giallorossi per poco non sono riusciti a recuperare. Nonostante questo, fu la partita d’addio di Bruno Conti ad attrarre un maggiore pubblico, a testimonianza dell’amore dei romanisti per questo calciatore che con la maglia della Roma ha disputato quasi tutta la sua carriera, salvo un paio di campionati in B con il Genoa, tra il 1973 e il 1991.
Maglia numero 7, vera e propria icona per i tifosi della Roma, in 16 stagioni ha messo a segno 35 reti. Ala destra, pur essendo mancino, aveva la capacità di saltare l’uomo con grande facilità. Si mise inoltre in mostra ai Mondiali del 1982, quelli vinti dall’Italia in Spagna, conquistando l’attenzione a livello internazionale: fu giudicato tra i migliori di quel torneo, per Pelè fu addirittura il migliore al mondo, conquistandosi anche il soprannome di MaraZico, ovvero la crasi tra Maradona e Zico, i giocatori più ricercati e ammirati di quei Mondiali.
Con la maglia giallorossa ha vinto uno scudetto nel 1983 e cinque Coppe Italia. Nel 1984 con la sua Roma ha giocato, e perso, la finale della Coppa dei Campioni proprio in casa, sconfitto ai rigori dal Liverpool: proprio lui fu uno di quello che lo sbagliarono, l’altro fu Graziani. Gli anni della sua Roma furono indiscutibilmente legati al Brasile, al calcio brasiliano, vista anche la presenza in squadra di calciatori come Falcao e Cerezo. Infatti per la partita d’addio, che andò in diretta Rai, mise di fronte la Roma Campione d’Italia del 1983, in campo scesero tra gli altri Tancredi, Nela, Maldera, Righetti, Falcao, Giovannelli, Prohaska, Pruzzo, il compianto Di Bartolomei, Ancelotti, Superchi, Faccini, Valigi, Nappi e Chierico, e una selezione brasiliana, tra vecchie glorie e giocatori in attività. Diversi i momenti emozionanti di quella ‘sfida’, come quando salì in tribuna per regalare la maglia alla signora Flora, moglie di Dino Viola, scomparso da pochi mesi, e poi nel finale, quando lanciò in Curva Sud il suo scarpino sinistro, simbolo venerato dai tifosi della Roma.
fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it». Adriano Gasperetti.