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Le strade di Roma invase dai rifiuti, pronto il commissario della Regione Lazio dal primo agosto

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Roma è in grande difficoltà, soprattutto nel quadrante di Nord-Est

ROMA – La soluzione trovata una settimana fa dalla Regione Lazio è servita a poco. Troppi rifiuti fanno ancora brutta mostra di sé sulle strade di Roma, insieme ai cassonetti traboccanti. E quando sono vuoti, i sacchetti sono dietro le “batterie”, ben nascosti, oppure incastrati tra un cassone e l’altro o addirittura sotto, a mo’ di improbabile sostegno.
Dal Pigneto a La Rustica, da Centocelle a Talenti, Torpignattara, Malatesta ma anche la semicentrale viale Libia, le zone nord ed est della città sono in forte sofferenza sulla raccolta dei rifiuti. Il motivo stavolta è legato agli stop ai conferimenti comunicati ad Ama venerdì scorso da due impianti fuori città: il Tmb di Ecologia Viterbo e quello della società Cermec in Toscana.

Entrambi hanno bisogno di manutenzioni straordinarie (nel caso dell’impianto di trattamento della Tuscia si è rotto il trituratore, primissimo anello della catena del funzionamento) il che comporta che Roma accumulerà fino a domenica 1.600 tonnellate di immondizia che non potrà essere raccolta, rendendo peraltro molto complicato per Ama il “recupero” di tutti quei rifiuti che si erano affastellati per terra nelle scorse settimane. Insomma immondizia nuova che si aggiungerà a quella vecchia.

Non è bastato, dunque, l’assenso della Regione Lazio alla E. Giovi, proprietaria dei due Tmb di Malagrotta, di scaricare per due settimane i propri scarti del trattamento nella discarica di Viterbo, in attesa di attivare gli accordi con altri 6 impianti smaltimento italiani per ripulire la Capitale. Ancora una volta si è reso evidente che il problema della città Eterna nella gestione completa del ciclo dei rifiuti che produce sta nella dipendenza da impianti di soggetti terzi. Un tema cui stanno cercando di trovare soluzione il ministero dell’Ambiente, la Regione Lazio, la Città Metropolitana e lo stesso Campidoglio, insieme al prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. e urgenze primarie sono due: riattivare le discariche regionali che sono autorizzate e contemporaneamente trovare all’interno del territorio della Capitale, ma anche in quello della Città Metropolitana (che ha problemi non troppo dissimili rispetto a Roma sulla chiusura del ciclo dei rifiuti), aree idonee alla costruzione di impianti di trattamento e discariche.

Sul primo fronte, ministero dell’Ambiente, ministero dell’Interno e Regione sono al lavoro per capire come riaprire la discarica di Roccasecca, in provincia di Frosinone, che è autorizzata per 430mila metri cubi ma la sua proprietà (Mad srl) ha comunicato a marzo di non essere nelle condizioni economiche per procedere con i lavori che in due mesi permetterebbe all’impianto di riaprire e fare rifiatare Roma e non solo. Requisizione in uso o esproprio. Queste le alternative ma il nodo da sciogliere è chi dovrà farlo: il prefetto di Frosinone o la Regione?

RIFIUTI ROMA

Poi c’è in ballo anche la discarica di Albano Laziale, che ha 250mila metri cubi autorizzati, che addirittura potrebbero diventare 400mila se venisse accordato un ampliamento verso l’alto. I problemi di questo impianto, al netto di un ricorso pendente al Tar sullo scorporo dei due rami d’azienda (tmb e discarica di servizio) avvenuto 2 anni fa col placet della Regione, sono due: la necessità di una deroga all’autorizzazione, in quanto la discarica potrebbe ricevere solo i rifiuti trattati dal tmb collegato, che però è rimasto distrutto (e mai ricostruito) 5 anni fa da un incendio; la presenza di inquinanti rilevata nei pozzi spia posizionati dentro l’impianto di smaltimento.

La risoluzione delle vicende di Roccasecca e Albano viaggia comunque su un binario parallelo rispetto a quello dell’individuazione della nuova discarica di Roma e di un altra (o altre) all’interno dei confini della Città Metropolitana. In questo senso, domani ci sarà una nuova riunione del tavolo tecnico al ministero dell’Ambiente, che comunque ha già invitato la Regione Lazio a rimettere in moto gli impianti autorizzati e chiudere celermente le conferenze dei servizi aperte per nuove autorizzazioni e ampliamenti.

Marco Tribuzi.  fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it»