Il premier riceve il premio Feltrinelli all’Accademia dei Lincei e si mostra fiducioso sul futuro dell’Italia. Ma avverte: “La pandemia non è finita, le varianti possono essere pericolose”
ROMA – “Le previsioni attuali della Commissione indicano un aumento del Pil quest’anno in Italia e nell’Ue del 4,2%. Credo che queste stime verranno riviste al rialzo, anche in maniera significativa”. Lo dice il presidente del Consiglio Mario Draghi all’Accademia dei Lincei, dove oggi gli è stato conferito il Premio Feltrinelli. “La fiducia di consumatori e imprenditori sta tornando. La Bce ha indicato che intende mantenere condizioni finanziarie favorevoli. Con il recedere dell’incertezza, l’effetto espansivo della politica monetaria acquisirà ancora più forza”, aggiunge.
“Il debito pubblico in Europa e in Italia è aumentato di circa 20 punti percentuali di prodotto interno lordo. Anche se utilizziamo un tasso d’interesse prudenzialmente alto, pari a 2,5%, il costo annuo di questo debito risulta essere pari a circa mezzo punto percentuale di reddito nazionale l’anno”, puntualizza il presidente del Consiglio. “Siccome le entrate del governo ammontano in Italia e in Europa a circa il 40-50% del Pil, è sufficiente incrementare il tasso di crescita strutturale di 1-1,2 punti percentuali per coprire il costo del debito degli ultimi due anni”, aggiunge Draghi, che ricorda i suoi maestri che sono stati membri dell’Accademia dei Lincei: “Federico Caffè – classe 1970. Sergio Steve – classe 1967. Franco Modigliani – socio straniero classe 1991 e premio Nobel per l’economia. Robert Solow – socio straniero, anch’egli Nobel, classe 1985. A loro e a tutti voi dico oggi grazie per questo premio”.
“GUARDIAMO AL FUTURO CON FIDUCIA, MA OCCHIO ALLE VARIANTI”
Il premier parla poi del futuro che attende l’Italia dopo la crisi provocata dalla pandemia: “A più di un anno dall’esplosione della crisi sanitaria, possiamo finalmente pensare al futuro con maggiore fiducia. La campagna di vaccinazione procede spedita, in Italia e in Europa. Dopo mesi di isolamento e lontananza, abbiamo ripreso gran parte delle nostre interazioni sociali. L’economia e l’istruzione sono ripartite. Dobbiamo però essere realistici. La pandemia non è finita. Anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze. “Dobbiamo fronteggiare l’emergere di nuove e pericolose varianti del virus. Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia tale da provocare danni all’economia del Paese“, aggiunge il presidente del consiglio.
“PER L’ITALIA MOMENTO FAVOREVOLE GRAZIE A CIRCOSTANZE ECCEZIONALI”
Analizzando la situazione economica nazionale, il premier sottolinea: “In Italia, secondo le stime della Commissione Europea, il debito pubblico aumenterà, dal 135% del Pil al 160%. Si tratta di un incremento maggiore rispetto a quello della Grande Crisi Finanziaria e a questo si è anche aggiunto un aumento consistente del debito privato. È molto probabile che, per diverse ragioni, questa fase di crescita del debito, pubblico e privato, non sia ancora terminata. A livello europeo dobbiamo ragionare su come permettere a tutti gli Stati membri di emettere debito sicuro per stabilizzare le economie in caso di recessione. La discussione sulla riforma del Patto di Stabilità, per ora sospeso fino alla fine del 2022, è l’occasione ideale per farlo”. Secondo Draghi, “per l’Italia questo è un momento favorevole. È un momento in cui torna a prevalere il gusto del futuro. Viviamolo appieno, con determinazione e con solidarietà. Le certezze fornite dall’Europa e dalle scelte del governo, la capacità di superare alcune di quelle che erano considerate barriere identitarie, l’abbondanza di mezzi finanziari pubblici e privati sono circostanze eccezionali per le imprese e le famiglie che investiranno capitali e risparmi in tecnologia, formazione, modernizzazione. Ma è anche il momento favorevole per coniugare efficienza con equità, crescita con sostenibilità, tecnologia con occupazione”.
IL RUOLO DELLO STATO NELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
“Non basta costruire ministeri per incrementare la produttività. Bisogna anche cambiare quello che i ministeri fanno e avere persone che sappiano quello che stanno facendo”. Così il premier Draghi sulle innovazioni a cui sarà chiamato lo Stato nell’ottica del Pnrr. “La transizione energetica, la consapevolezza dell’importanza della ricerca e il percorso che porterà le generazioni future verso gli obiettivi del 2030 e del 2050 attribuiscono allo Stato un ruolo attivo che è cruciale. Non solo nella costruzione di infrastrutture chiave nella ricerca e nello sviluppo – specifica il presidente del Consiglio – ma soprattutto nel catalizzare gli investimenti privati nelle aree di priorità. Dando fiducia. Semplificando le procedure. Aiutando le imprese a gestire il rischio in aree nuove. Disegnando politiche di decarbonizzazione trasparenti e condivise tra Paesi”.
Alfonso Raimo fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it»