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Una Considerazione su CAPO FARFA

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Gran parte degli argomenti storico medievali della regione Sabina menzionati sui testi, libri o documenti e che vengono spesso riportati, ancorché consultati dagli storici di avvenimenti della regione Sabina, sono  in relazione alla imperiale Abbazia di Farfa e allo studio dei preziosi cartulari farfensi redatti da Gregorio da Catino nel XI secolo.

Una delle voci che, in questo caso, intendo evidenziare con questo scritto, è la possibile ipotesi sul significato che molti storici hanno attribuito al nome di Capo Farfa, castello diruto in prossimità di Poggio S Lorenzo e inteso perlopiù da molti, in riferimento alla sorgente dell’omonimo fiume: tuttavia le cronache relative alla sua posizione nonché alla sua relazione con la sorgente del fiume, hanno destato più di qualche perplessità logistica, ponendo cosi molti interrogativi.

Da come riporta P. Toubert, nella sua ricerca sul Lazio Medioevale, il Castrum di Capo Farfa si è spopolato nell’XI secolo a tutto vantaggio dell’attuale Poggio S. Lorenzo, castello dell’Abbazia farfense; viene perlopiù menzionato nelle visite pastorali dei Vescovi alle chiese o cappelle di sua pertinenza, come quella del 1343 del cardinal Petrus Hyspanicum.

Questo per ciò che riguarda la breve storia del Castrum; ciò che confonde però sono, da varie documentazioni, le indicazioni dei molti abitanti, riportati e compresi nel suo territorio attorno al XIV secolo, così come risulta da un documento manoscritto romano, ora Sanese, che risale alla fine di detto secolo, riportato citato dal Tomassetti e pubblicato nell’Archivio di Storia Patria di Roma, dove figura il consumo delle rubbie di sale per abitante.

Si consideri che la cifra della rubbia (un rubbio equivale a kg 294 di sale che ogni luogo doveva acquistare) rappresenta il consumo di un semestre, perciò va raddoppiato per l’anno intero.

La media del consumo del sale si calcola su circa 7 kg per abitante, senza distinzione di età. Aldilà comunque del contrabbando, e/o dei privilegi, è certo che perlomeno una terza parte del consumo sfuggiva al monopolio.

La sensazione che si stia parlando comunque di qualcosa di diverso, effettivamente incuriosisce; appare evidente che, se consideriamo realistico quanto riportato, come in questo manoscritto, risulterebbe Capo Farfa con più abitanti (630) di Casaprota (210) o di Poggio S. Lorenzo (420), in aperta contraddizione alle affermazioni del Toubert e di altri AA.

Cercherò allora di porre in evidenza una ipotesi sul nome e sull’origine del Castrum e perché in seguito  ci sia stata confusione e contrasto nel ricercarne la località. o per meglio definirla geograficamente .

Se pensiamo alle scritture latino medioevali e i significati che queste potevano avere all’epoca dei documenti, notiamo da un ben fornito vocabolario che, alla voce latina “caput”, si evidenziano diversi significati: da sorgente (caput ore) a principio, capo di villaggio, di gente, testa, riferito a pensiero (tot capita, tot sententiae), promontorio (es. Capo Lilibeo, punta estrema della Sicilia, già colonia cartaginese, espugnata dai romani nelle guerre puniche, fu un importante punto di osservazione militare nel mediterraneo) e altri ancora; uno dei significati è anche “cima o vetta“ ovvero “punto elevato” usato anche per scopi militari o d’osservazione, come è facile intendere in questo caso anche per Capo Lilibeo.

Durante una visita d’agosto del 2020, alle rovine della torre di Capo Farfa, vicino Poggio S Lorenzo, l’amico Marco Agamennone mi illustrava come, a sue spese, stava ristrutturando la diruta torretta d’osservazione e mi ha invitato a salire e traguardare il circostante territorio.

Grande è stata la mia meraviglia constatando come da quel punto d’osservazione era possibile traguardare per 360° tutt’attorno, dominando vallate, boschi, pianure e arrivando con lo sguardo fino a Nerola, a Fara, Frasso, Casaprota, Mompeo ed altri castelli di dominio farfense; a quel punto mi è venuto in mente che la voce di Capo Farfa, in questo caso, si potesse considerare con un significato ben diverso da quello che, per impatto, crediamo, è stato creduto riferirsi alla vicina sorgente dell’omonimo fiume che, in realtà, è un bel po’ distante da quel punto.

Questo nome o definizione, trasmesso nel tempo dai cartulari farfensi, è stato considerato da molti studiosi dei secoli passati come elemento correlativo alla sorgente del fiume ma, stranamente, nel contempo lo si poneva come castello con la chiesa di S. Angelo di Capo Farfa in territorio di Poggio S Lorenzo.

Tutto questo ha nel tempo condizionato e confuso i vari relatori sulle cose sabine: il Piazza (1703) definì Frasso il Caput Farfa, vista la vicinanza alle sorgenti, oppure l’Alberti (1577) che definì Caput Farfa un piccolo castello dove si origina il fiume, o il Biondo (1558) che la definisce una terricciuola, così chiamata, vicino alla sorgente del Farfa.

Questi e altri Autori pongono il possibile Castrum in prossimità della sorgente del Farfa.

A questo punto ritengo, da parte mia, di valutare la considerazione, ovvero la possibilità, di un significato legato a “cima”, “torretta” (punto elevato, dominante) dell’Abbazia di Farfa”, per il castrum vicino a Poggio S Lorenzo; questo perché posta più in alto visivamente e, da quel punto dominante, si potevano segnalare eventuali sortite nemiche o saracene all’Abbazia in virtù di quel punto d’osservazione sovrastante la vallata.

Probabilmente con la battaglia di Tachiprando, intorno al 916, contro l’invasione saracena, anche Capo Farfa dovette subirne l’esito di quella battaglia rimanendone distrutta.

Vari studiosi hanno elaborato la teoria secondo la quale lo spopolamento di Capo Farfa sia iniziato proprio in seguito alla suddetta battaglia che portò la nascita del centro abitato intorno al castrum di Poggio S. Lorenzo.

D’altronde la Capo Farfa di Poggio S. Lorenzo non ha nulla a che vedere con le descrizioni del XVI secolo in poi che, a mio parere, si riferiscono alle popolazioni in prossimità della sorgente del Farfa e, certamente, come attestano i vari autori, tra cui il Biondo, Leoni, Alberti , Guattani,  Capmartin de Chaupy (1767) ecc. che ricordano come “nella vallata di Capo Farfa sorgesse un borgo molto popolato”.

Queste osservazioni fanno pensare come le considerazioni a cui fanno seguito, non possano essere riferite alla Capo Farfa di Poggio S Lorenzo, ma la descrizione che ne fanno è indubbiamente relativa alla zona popolosa di Osteria Nuova, oggi espressa anche con la  borgata Casali di Frasso Sabino.

Quindi il castrum di Caput Farfae di Poggio S. Lorenzo viene così inteso  come punto d’osservazione dell’Abbazia di Farfa, almeno fino all’XI secolo, ma riportato in seguito appunto come rovine, menzionato comunque dalle varie visite pastorali ma solo in riferimento alle sue chiesette.

Viene in seguito messo in relazione alla sorgente del fiume Farfa (la sorgente Le Capore) dagli Autori del XVI secolo in poi e collegando il castello vicino (ad es. Frasso) quale originario castrum menzionato nei cartulari farfensi.

Da quanto sopra delineato, appare un quadro possibile, per i significati che sono stati intesi relativi al “caput Farfae”, di due località però così distinte , diverse per significato e posizione geografica.

Aldo Masciangelo