Dal 15 ottobre verranno oscurati tutti gli apparecchi che non dispongono dell’alta definizione. E dal 2023 servirà dotarsi di modelli con digitale terrestre di seconda generazione
ROMA – Oltre 15 milioni i televisori da rottamare in circa 15 mesi. Queste le stime per i due passaggi che spingeranno milioni di persone a cambiare dispositivo. Il primo step, che comincerà gradualmente dal 15 ottobre 2021, consisterà nell’oscuramento di tutti gli apparecchi che non dispongono dell’alta definizione. Secondo le previsioni dei fornitori, a fronte di una vendita annuale standard di circa 4.5 milioni di televisioni, per l’anno solare in corso ne è stata ipotizzata la vendita di 6.5 milioni, stima che cresce fino a 9 milioni per il prossimo anno. Il secondo passaggio, infatti, scatterà a partire dal 1° gennaio 2023, giorno da cui sarà necessario dotarsi di un apparecchio con digitale terrestre di seconda generazione (Dvb-T2).
Ma come funzionano rottamazione e recupero delle nostre televisioni? Lo spiega Aura, società specializzata nel riciclo del Raee, ossia i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. “Gli apparecchi che appartengono alla categoria R3 deI Raee – si legge in un comunicato – arrivano nello stabilimento Aura direttamente dalle isole ecologiche o da centri di recupero autorizzati, in contenitori specifici che vengono stoccati all’interno dell’area produttiva, in zone autorizzate. Successivamente, operatori specializzati trasferiscono i rifiuti all’interno dell’area di smontaggio manuale dove i dispositivi subiscono, dapprima la rimozione delle parti plastiche posteriori e successivamente tutta la componentistica elettronica interna quale: schede video, schede audio, schede di potenza e tutti i materiali destinati al recupero. Il residuo del televisore viene inviato alla triturazione all’interno di un macchinario chiamato ‘Blubox’ (del quale ne esistono solo pochi esemplari in tutta Europa) dove un operatore inserisce manualmente, uno per volta, i monitor da trattare. Questo macchinario, che lavora totalmente sotto vuoto (procedimento necessario per evitare immissioni di sostanze nocive nell’ambiente, quale ad esempio il mercurio), tritura e separa perfettamente i materiali, restituendoli divisi in metalli, plastiche e vetro. L’integrazione della fase manuale di separazione dei materiali con l’innovatività della Blubox, garantiscono un recupero della c.d. ‘materia prima seconda’ in percentuali molto elevate (come prescritto dal Pnrr) e di stupefacente purezza (che ne consente la riutilizzabilità nella produzione di nuovi beni di consumo)”.
Ma è la stessa Aura a mettere in guardia sul notevole impatto ambientale della rottamazione dei televisori. “Come consumatore – spiega Italo Soncini managing director Alvarez & Marsal e presidente esecutivo della società abruzzese che, con 5 linee di produzione, è uno dei più grandi impianti italiani per il recupero dei materiali elettronici – ritengo che il decreto rottamazione Tv rappresenti un cruciale passo avanti nel processo di innovazione tecnologica del Sistema Italia ma, come operatore del trattamento Raee, sono certo che andrà a creare un flusso straordinario di vecchie apparecchiature: una sorta di tsunami sulle strutture per lo smaltimento. Per il successo a 360° dell’iniziativa occorre quindi che il settore del trattamento Raee venga messo nelle condizioni di ricevere questo flusso straordinario di televisori e che i processi aziendali dei singoli operatori guardino sia alla massimizzazione delle materie prime seconde (separando plastica, schede, vetro e metallo per dare loro una seconda vita) sia a ridurre a zero i rifiuti in discarica”.
La strada affinché l’iniziativa sia vincente, sia sotto il profilo di innovazione tecnologica che ambientale, è chiara: “I produttori di apparecchi elettronici che beneficeranno in modo unico del decreto rottamazione – aggiunge – dovranno, attraverso i consorzi fra gli stessi produttori che oggi gestiscono parte dello smaltimento Raee, concretamente e adeguatamente sostenere lo smaltimento dei televisori pagando non come accade oggi un prezzo che consenta ai produttori di minimizzare il proprio contributo, bensì quanto necessario a realizzare un processo di recupero in linea con i principi dell’economia circolare. Fino ad oggi ciò non è accaduto ma, grazie al governo Draghi e nell’interesse del sistema Italia, confido che una volta tanto dovrà accadere”.