Si assesta a 1.1. Nessuna Regione, dunque cambia colore. Nemmeno la Sicilia, che era la più a rischio zona gialla
ROMA – Diminuisce l’indice Rt in Italia. Secondo quanto rilevato dalla bozza del report settimanale di monitoraggio del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità sull’andamento dell’epidemia Covid nel nostro Paese, è pari a 1,1 contro 1,27 della scorsa settimana. Cresce lievemente l’incidenza, che passa da 68 a 69 casi per centomila abitanti (nel periodo 9-15 agosto), mentre dai dati in tempo reale emerge una sostanziale stabilità, 73,6 a ieri contro 73 di dello scorso giovedì. La bozza del monitoraggio settimanale della Cabina di regia evidenzia inoltre che sono 18 le Regioni classificate a rischio moderato.
Le restanti 3 Regioni, Lazio, Lombardia e Veneto, sono a rischio basso. Nel monitoraggio si legge che “nessuna Regione supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è in aumento al 4,9%: siamo passati da 322 ricoverati (il 10 agosto 2021) a 423 (il 17 agosto 2021). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale aumenta al 6,2%, con i ricoverati che passano dai 2.880 del 10 agosto ai 3.472 del 17 agosto”.
Nessuna Regione, dunque cambia colore. Nemmeno la Sicilia, che era la più a rischio zona gialla, considerando che l’occupazione dei letti di terapia intensiva è poco inferiore al 10%.
Il documento sottolinea inoltre che “dodici Regioni riportano allerte di resilienza. Nessuna riporta molteplici allerte di resilienza”, mentre rimane stabile il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione: sono 15.021 contro i 15.026 della settimana precedente. Cresce leggermente la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (33% contro 32% della scorsa settimana), mentre diminuisce la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (46% contro il 47%).
Infine, il 21% è stato diagnosticato attraverso attività di screening.
Francesco Demofonti fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it»