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Terremoto Centro Italia, psicologi: “Dopo 5 anni non si vede alba di un nuovo giorno”

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La presidente degli psicologi delle Marche, Kata Marilungo: “Desolazione e avvilimento per chi vive nelle zone colpite”

ROMA – “Sono stanchi di parlare, sono demotivati: dopo cinque anni hanno perso le speranze di un ritorno alla normalità. É come se non vedessero l’alba di un nuovo giorno. Dal 2016 queste persone vivono una condizione psicologica che non è ancora cambiata”. A dirlo è Katia Marilungo, presidente degli psicologi delle Marche, che racconta, interpellata dalla Dire, lo stato di malessere psicologico della popolazione colpita dal sisma del Centro Italia, il cui anniversario ricorre oggi 24 agosto: “Passata la paura e lo stress post traumatico iniziale, la situazione psicologica che vivono queste persone è ancora permeata da desolazione e avvilimento”.

Come la ricostruzione post sisma, lenta, infinita, lontana, così è la ripresa dal trauma delle persone che risiedevano nell’area dell’epicentro del terremoto nel 2016. “In tutto questo si è inserito anche il Covid: chi reggeva ancora un po’, restando nel posto e abitando nelle abitazioni sostitutive, è stato colpito da un senso di maggiore impotenza, solitudine e anche abbandono. Durante il lockdown le persone sono rimaste come intrappolate nelle loro casette, le cosiddette SAE, nei loro container, ed è stato molto diverso rispetto ad un lockdown in città”. Per questa ragione l’Ordine degli psicologi delle Marche non ha mai smesso di intervenire a supporto del territorio: “Svolgiamo un lavoro di coordinamento e promozione delle attività delle quattro associazioni di supporto psicologico di emergenza nella Regione”, spiega Marilungo. “Negli ultimi mesi, a partire dalla pandemia, si è lavorato molto sulle problematiche legate al Covid, ma non vi è stato disagio o disturbo psicologico che non fosse legato al trauma del sisma. Tutto parte da lì”, precisa ancora la presidente dell’Ordine delle Marche.

É stato un lavoro a tutto tondo però: “Abbiamo realizzato molte iniziative nelle scuole del cratere e abbiamo aiutato i colleghi che risiedevano nelle zone colpite non facendogli pagare la quota associativa. Come Ordine regionale abbiamo creato un gruppo di lavoro sulla Psicologia dell’emergenza, coordinato dal collega e consigliere Aquilino Calce, il quale si occupa della Psicologia dell’emergenza per la Croce Rossa italiana”. Il problema è che all’emergenza post terremoto si è legato il trauma del Covid: “Se prima le persone erano riuscite nell’elaborazione del lutto, anche autonomamente- spiega- successivamente l’emergenza pandemica ha slatentizzato una serie di problematiche. É stata una crisi esponenziale del disagio psicologico, anche perché il Covid ha fatto sì che non si parlasse più del sisma e delle questioni ad esso connesse”, sottolinea Marilungo.

“Come ordine abbiamo riattivato in queste settimane il gruppo della Psicologia dell’emergenza e da settembre riprenderemo le attività in loco nelle zone terremotate- aggiunge la presidente dell’Ordine psicologi Marche- proprio per raggiungere fisicamente queste popolazioni che fino ad oggi, durante la pandemia, sono state raggiunte solo virtualmente. Non è la stessa cosa. La Regione Marche, con cui collaboriamo, partirà a breve con una serie di attività di supporto e noi saremo coinvolti, a partire dai tavoli tecnici regionali e da quello con la Protezione civile”. Rispetto a cinque anni fa Marilungo ribadisce che “la situazione è peggiorata per chi è rimasto nei luoghi del sisma. Noi continueremo a coordinare le attività delle associazioni dei colleghi per il sostegno psicologico d’emergenza, che ad oggi è uno degli strumenti indispensabili e su cui l’Ordine non smetterà di investire, a fronte di qualsiasi situazione emergenziale. Perché anche se sono passati cinque anni dal terremoto- conclude- i danni e i disturbi originati da quell’evento sono ancora vivi”.

 fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it». Chiara Organtini