Trevi Nel Lazio, Cecconi: ” Indicano, sulla pagina Facebook, in Subiaco, via C. Battisti, la sede del Parco”
Un duro e critico affondo da parte del capogruppo di minoranza del Comune di Trevi Nel Lazio, Vincenzo Cecconi, nei confronti dell’Ente Parco dei Monti Simbruini con sede nel Comune di Jenne, circa un’informazione della sua sede indicata nel profilo facebook, che indica il Comune di Subiaco. Al di la questo fatto, la posizione del consigliere Cecconi è da sempre critica, nei confronti della gestione e funzione dell’area Verde più grande del Lazio, di cui il Comune di Trevi Nel Lazio ne fa parte. “Non ho mai nascosta la mia totale disapprovazione per le modalità con cui viene gestito il Parco dei Monti Simbruini –scrive il consigliere Cecconi-. Ho sempre ritenuto che l’ente naturalistico fosse schiacciato sugli interessi territoriali di Subiaco e delle attività che vi sono nate, numerose, proprio sotto l’ala protettrice del Parco. Ora, noto che hanno gettato via ogni maschera e, senza più pudore, indicano, sulla pagina Facebook, in Subiaco, via C. Battisti, la sede del Parco, ovvero fuori dall’area naturalistica, nella periferia di quella “città”. Alla faccia della legge regionale istitutiva del Parco stesso e del Comune di Jenne che, ufficialmente, ne ospita ancora la sede legale. Ufficiale appunto, ma come da anni vado denunciando, ormai, di fatto, spostata all’ex mattatoio di Subiaco. L’atto, sfrontato e persino offensivo, per i restanti comuni, consacra, definitivamente, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, lo stesso Parco quale ente a servizio dell’unico comune che non ricade al suo interno. Già, perché, contrariamente a tutti i restanti Comuni, Subiaco è fuori dalla perimetrazione dell’area naturalistica. Che il Parco ed il Comune di Subiaco avessero vissuto un intenso e passionale scambio di amorosi sensi, da oltre 35 anni, è cosa nota pure ai sassi, ma quello che non si digerisce è il perché i sindaci dei restanti sei comuni, accettino, supinamente, di svolgere ruoli da perfetti comprimari, conferendo territori veramente preziosi, sotto il profilo storico, paesaggistico e naturalistico, per riceverne, in cambio, solo l’umiliazione di vedere tutto il ritorno turistico, di immagine e persino economico concentrato nell’unica “città ” che, oltre a non meritarlo (per il territorio che conferisce alla causa), non ne avrebbe proprio bisogno. Oppure 4 panche e 4 tavoli da pic-nic, concessi di tanto in tanto, quale prezzo per rinunciare alla titolarità dei rispettivi territori (titolarità sancita dalla Costituzione), è sufficiente a colmare ogni progetto, ogni speranza di sviluppo e di riscatto?”