Home PRIMO PIANO Indagato per droga Luca Morisi, inventore della ‘Bestia’ social di Salvini

Indagato per droga Luca Morisi, inventore della ‘Bestia’ social di Salvini

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Il guru della comunicazione, che si era dimesso pochi giorni fa per “motivi familiari”, è sotto inchiesta per cessione di sostanze stupefacenti dopo l’accusa di tre ragazzi

ROMA – Luca Morisi è indagato per cessione di droga. L’ex guru della comunicazione di Matteo Salvini, che pochi giorni fa si era dimesso per “motivi familiari”, è coinvolto in una indagine della Procura di Verona.

TRE RAGAZZI E UN LIQUIDO SOSPETTO

Stando a quanto emerge dalla ricostruzione del quotidiano ‘La Repubblica’, nelle scorse settimane i carabinieri hanno fermato un’auto con tre giovani, che sono stati trovati in possesso di una sospetta sostanza liquida. Alla richiesta di spiegazioni delle forze dell’ordine, i ragazzi avrebbero ammesso che si trattava di stupefacenti e che a cederli era stato proprio Morisi.

LA DROGA A CASA MORISI

L’ex spin doctor della Lega ha una cascina a Belfiore, in provincia di Verona, e proprio lì i carabinieri in una perquisizione avrebbero trovato droga, in modeste quantità. In attesa dei risultati delle analisi sul liquido sequestrato ai tre giovani, la Procura ha iscritto sul registro degli indagati Morisi per cessione di sostanze stupefacenti. E le sue improvvise dimissioni potrebbero apparire adesso sotto una diversa ottica.

IL MESSAGGIO: “CHIEDO SCUSA A TUTTI”

Non ho commesso alcun reato ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo: chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio impegno lavorativo, a mio padre e ai miei famigliari, al mio amico di sempre Andrea Paganella a fianco del quale ho avviato la mia attività professionale, a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso”. Così in un messaggio Luca Morisi, dopo la notizia sull’indagine a suo carico.

fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it»