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Nei porti italiani proteste e blocchi contro il Green Pass

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Le proteste non sono solo dei lavoratori portuali: con loro in strada anche altre categorie

TRIESTE – Non tanto i portuali, quanto il popolo dei no-green pass ha bloccato da questa mattina gli accessi al porto di Trieste. Le casacche fluo ci sono, operatori dello scalo arrivati in gruppetti già dalle prime ore della giornata, ma accanto a loro sono presenti in gran numero insegnanti, sanitari, studenti, commercianti, tassisti e altre categorie che già nei giorni scorsi avevano sfilato in corteo nelle vie cittadine. Per ora, chi deve recarsi all’interno del porto per andare a lavoro, viene lasciato transitare, anche se deve farsi largo tra la folla che sta aumentando di ora in ora. Alcuni tir però, scesi dalla grande viabilità distante solo a pochi metri, hanno fatto marcia indietro. Tra i manifestanti striscioni, cartelli e slogan, contro “le terapie domiciliari negate”, si legge, e ancora “cittadini liberi e non sudditi” e semplicemente “no al green pass”. Le proteste si concentrano in particolare al varco del molo VII, completamente invaso dalla mobilitazione, e sono destinate a continuare per tutta la giornata.

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Sono circa 4mila le persone che manifestano davanti al varco del porto di Trieste, una minima parte dei lavoratori dello scalo, mentre continua l’afflusso di no-green pass, arrivati anche da altre regioni. In scena anche un mini corteo sul posto, tra cartelli e slogan. Le forze dell’ordine monitorano la situazione, ma chi è diretto per lavoro dentro lo scalo viene lasciato passare senza problemi. Sul posto è stato allestito anche un punto ristoro per i manifestanti che puntano a restare al varco tutta la giornata.

PORTO DI TRIESTE APERTO, MA DAL VARCO SECONDARIO

Sono pochi i camion che si presentano al varco 1 del porto di Trieste, ma entrano ed escono regolarmente. Il varco secondario, quello più vicino alle rive cittadine, rimane infatti libero, e presidiato da un gruppo di forze dell’ordine che, fa sapere il responsabile, ha il compito di lasciarlo transitabile. Davanti allo schieramento di polizia e carabinieri, solo un gruppo di una ventina di manifestanti. Le forze dell’ordine non hanno informazioni secondo cui nel pomeriggio potrebbero radunarsi altri manifestanti, che rimangono per ora concentrati al varco 4, ovvero alla base del terminal container.

IL PORTAVOCE PUZZER: “LA MANIFESTAZIONE PROSEGUE, MA CHI VUOLE PUÒ ENTRARE”

“La manifestazione proseguirà a oltranza così come si sta svolgendo oggi. Chi vorrà entrare in porto a lavorare potrà farlo”. Così Stefano Puzzer, portavoce del Comitato lavoratori portuali di Trieste, che da stamattina presidia e blocca l’entrata nel porto dal varco 4, alla base del terminal container. Dopo aver minacciato il blocco totale delle attività portuali, ribadita anche ieri sera, di fatto il porto continua a operare, sebbene a ritmo ridotto.

Un passo indietro non ufficiale da parte del Clpt, che non è frutto di un accordo con l’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale, spiega Puzzer, precisando che “Zeno D’Agostino con me non parla più”. Il modo attuale della protesta, di fatto, eviterebbe le condizioni che spingerebbero alle dimissioni il presidente D’Agostino. Puzzer si è anche rivolto alla stampa e ai presenti, 2-3 migliaia all’ora di pranzo, ribadendo che oggi “il 40% dei lavoratori del porto di Trieste, 400 lavoratori, non avrebbero potuto entrare a lavorare“. Persone, spiega il sindacalista, che per due anni hanno lavorato in condizioni non sanificate, e “l’unica che si è preoccupata per noi è stata l’Autorità portuale, che ha fornito le mascherine e i gel sanificanti”, ma precisa che del “protocollo sanitario forse è stato rispettato il 10%”.

I lavoratori non si sono però tirati indietro, continua, “il volume del lavoro è aumentato del 45% in questo periodo“. In tutta risposta si è arrivati al “se non avete il green pass, non potete andare a lavorare”, evidenzia Puzzer. Green pass, conclude, che “non è una misura sanitaria, ma economica, e un ricatto che è stato fatto alla gente per farla andare a farsi il vaccino”. Il portavoce ha inoltre ribadito che lui si è vaccinato, ma è convinto che ciò debba essere lasciato alla libertà personale.

La manifestazione sinora si è svolta senza problemi, con i portuali che presidiano le porte del varco, e molte persone che stazionano, entrano ed escono dal parcheggio di fronte, in un clima rilassato. Le forze dell’ordine sono concentrate all’ingresso del parcheggio, e assicurano sia il transito all’uscita dall’autostrada, indirizzando i camion verso il varco 1, sia l’attraversamento in sicurezza della strada a numerosi manifestanti.

A GENOVA PROTESTE IN PORTO, STOP INGRESSI VARCO ETIOPIA

Sono tre i principali fronti di protesta contro l’introduzione dell’obbligo di green pass nel mondo del lavoro che si sono aperti stamattina a Genova. I primi due, all’alba, sono scattati davanti ai varchi portuali del Psa a Pra’ e di ponte Etiopia a Sampierdarena: presidi pacifici, che al momento non comportano il blocco delle banchine, ma solo deviazioni al traffico in entrata per quanto riguarda il porto vecchio. La protesta dei lavoratori portuali ha l’appoggio dell’Usb che, tuttavia, per ragioni sindacali, non ha potuto proclamare lo sciopero per oggi, rimandandolo al 25 e 26 ottobre.

Per prendere inequivocabilmente distanza dai fatti di Roma, davanti al varco Etiopia è stato srotolato lo striscione: “No green pass, no fascisti”. Ieri, inoltre, 68 lavoratori del Psa hanno inviato una diffida all’azienda contro l’applicazione della normativa nazionale sul green pass. Il terzo fronte di protesta è quello del centro cittadino, con un centinaio di attivisti di “Libera Piazza Genova” che, dalle 8.30, si sta concentrando sotto la Prefettura. Numeri al momento molto più contenuti rispetto alle partecipate proteste dei giorni scorsi. L’idea dei manifestanti sarebbe quella di spostarsi dalla Prefettura per andare a “dare supporto a ogni gruppo in mobilitazione”, ma per ora aspettano di rinfoltire i ranghi. Alle 10.30 previsto anche un presidio Ugl davanti alla sede Amt di via Bobbio.

 fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it»