Il 3 novembre si sposterà alla Stazione San Pietro dove rimarrà fino all’8 novembre e ospiterà all’interno una mostra immersiva
ROMA – A cento anni esatti dal primo ‘viaggio’, il Milite Ignoto ripercorre il tragitto che lo portò al Vittoriano di Roma. Lì dove oggi sorge l’Altare della Patria trovò un luogo di sepoltura che diventò la casa dei migliaia di soldati di cui non si conosceva l’identità e che persero la vita durante il primo conflitto mondiale. Al binario 1 della stazione Termini di Roma è infatti approdato il convoglio a vapore che un secolo fa trasportò la bara del militare sconosciuto da Aquileia alla Capitale. Ad accoglierla, l’amministratore delegato Fs, Luigi Ferraris, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, quello della Cultura, Dario Franceschini e la titolare delle Politiche Giovanili, Fabiana Dadone, oltre agli studenti di alcuni istituti scolastici romani.
https://vimeo.com/embed-redirect/641536924?embedded=true&source=vimeo_logo&owner=109928227
Il treno, partito il 29 novembre, ha ripercorso solo in parte l’itinerario di 100 anni fa, quando furono toccate oltre 120 città italiane. “Questo treno- ha spiegato Guerini- richiama ancora oggi i sentimenti che lo accompagnarono allora. Quei sentimenti di umanità e solidarietà di chi aveva vissuto anni difficili che finalmente venivano lasciati alle spalle”. “Momenti come questi- ha invece ricordato Franceschini- non sono importanti solo per ricordare il passato ma anche per rafforzare il futuro. Questo treno che simbolicamente, grazie a Ferrovie dello Stato, percorse tutto il Paese, era e rimane un simbolo di unità”.
Infine, il concetto di unità è stato ribadito anche dall’ad Ferraris, secondo il quale “il ruolo di Fs è stato sempre centrale in questo senso: l’unità d’Italia divenne reale man mano che il Paese veniva collegato”. Il convoglio si sposterà domani alla Stazione San Pietro dove rimarrà fino all’8 novembre e ospiterà all’interno una mostra immersiva che racconterà le varie fasi del trasporto del Milite Ignoto.
fonte «Agenzia DiRE» e l’indirizzo «www.dire.it» Ugo Cataluddi