Dopo lo sciopero di 24 ore, prosegue con un corteo la protesta dei lavoratori dell’ex Ilva, in agitazione dopo il gravissimo incidente avvenuto nei giorni scorsi
GENOVA – “Non si può morire sul lavoro“. È lo striscione che, tra cori e fumogeni, apre il corteo dei lavoratori ex Ilva di Genova, che resterà per le strade di Cornigliano, attorno alla fabbrica e lungo la strada Guido Rossa. Alle 9, invece, è previsto un incontro tra una delegazione sindacale e il prefetto, Renato Franceschelli. Dopo le 24 ore di sciopero di ieri, l’assemblea di stamattina convocata alle sette davanti ai cancelli dello stabilimento ha deciso di uscire nuovamente in corteo. L’antefatto è un rotolo d’acciaio caduto dai cavi di una gru che si sono strappati, sfiorando gli operai, nella notte tra venerdì e sabato.
RABBIA DOPO L’INCIDENTE GRAVISSIMO TRA VENERDì E SABATO
“L’incidente è la punta di un iceberg, un incidente gravissimo che segnala la pericolosità degli impianti– commenta Armando Palombo, coordinatore Rsu e delegato Fiom- azienda e politica annunciano investimenti sulla base di accordi che non fanno. Chiederemo al prefetto che metta una lente di ingrandimento sulla fabbrica con gli organismi preposti a vigliare e sanzionare che gestisce questa azienda. Ieri non ci hanno fatto neanche incontrare la direzione, i lavoratori sono rimasti molto delusi”.
“IL GOVERNO SI DEVE OCCUPARE DELLA SICUREZZA”
Il segretario della Fiom Cgil, Stefano Bonazzi, sottolinea che “se non ci saranno investimenti, nel giro di due anni va tutto per l’acqua. Il governo, che è coproprietario della aree, deve intervenire con investimenti. Solo l’abilità del conduttore del mezzo ha evitato che sabato ci fosse una tragedia. O c’è una risposta o i lavoratori continueranno la lotta”. Stessa linea per Christian Venzano, segretario Fim Cisl Liguria: “La sicurezza manca, ma non si può barattare per nulla. Non possiamo sperare nella fortuna per evitare incidenti. Questa situazione è inaccettabile. Il governo è azionista di questa azienda e deve occuparsi anche della sicurezza“.
Da Palombo anche un ammonimento alla politica locale e, in particolare, al candidato sindaco del campo progressista, Ariel Dello Strologo, che sabato aveva parlato di possibili nuove destinazioni delle aree dello stabilimento, se non pienamente occupate. “Considero sciacallaggio le sue dichiarazioni: a poche ore dall’incidente di sabato e mentre l’Asl stava facendo le sue ispezioni, spende le sue parole sul destino delle aree ex Ilva. Ci sono quasi mille lavoratori che rischiano la pelle, forse poteva dire qualche parola in più su questo. In ogni caso, ricordo che queste aree sono già ipotecate per la siderurgia da un accordo di programma: se lo si vuole mettere in discussione, deve essere fatto con l’accordo di tutti, ma non si può fare sciacallaggio”.
Nel mirino della Fiom anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che sabato, a Genova per un convegno della fondazione Ds, aveva commentato l’incidente avvenuto poche ore prima nella fabbrica di Cornigliano. “Quando sento un ministro che dice ‘speriamo che la proprietà intervenga, mi arrabbio perché la proprietà è anche dello Stato, che tra l’altro a maggio dovrebbe entrare in Acciaierie d’Italia al 60%”, afferma Bruno Manganaro, ex segretario Fiom e ora responsabile industria della Cgil.
Simone D’Ambrosio fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it