‘Il Paese si unisca, la missione futuro: trattenere acqua in eccesso’
Cento anni fa un convegno a San Donà di Piave dette l’abbrivio a una nuova stagione di bonifiche idrogeologiche in Italia. Fu la premessa della successiva legge Serpieri del 1933, che attribuiva una parte fondamentale nella gestione degli interventi ai consorzi di bonifica. A distanza di un secolo a palazzo Vecchio, a Firenze, un altro convegno celebra la preziosa ricorrenza ma si proietta anche sugli obiettivi del prossimo futuro alla luce anche di un momento di svolta di portata epocale come il Pnrr. I consorzi di bonifica intendono raccogliere questa sfida dispiegando una capacità progettuale notevole: a fronte di 880 milioni stanziati dal piano nazionale di ripresa e resilienza, i progetti stilati hanno un controvalore di 1,6 miliardi.“Siamo pronti a raddoppiare i progetti, vogliamo e chiediamo attenzione alle istituzioni”, spiega Massimo Gargano direttore generale dell’associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue.
“Questo è il momento in cui il Paese deve unirsi rispetto a degli obiettivi che possono trasformarlo profondamente in meglio- aggiunge- dobbiamo uscire da questa vicenda migliori di come ci siamo entrati. Esiste questa percezione nell’opinione pubblica, nel governo, auspichiamo che ci sia anche in tutta la stratificazione istituzionale di questo Paese”. In particolare, spiega Gargano, “possiamo rispondere a politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Possiamo oggettivamente fare moltissimo per rendere migliore l’utilizzo della risorsa acqua utile a quel cibo che è un’esigenza per i cittadini. I consorzi stanno facendo moltissimo, il piano laghetti che abbiamo lanciato insieme a Coldiretti, attraverso progetti esecutivi avanzati, intende trattenere l’acqua in eccesso per averla a disposizione quanto manca. È la missione del futuro”.
Bonifiche, Bottino (Anbi): Toscana, la Regione più sicura
‘Stretti fra siccità e alluvioni; sfide futuro invasi e montagna’
Nel panorama delle bonifiche dei corsi d’acqua e, quindi, della cura del territorio “la Toscana è una regione più sicura delle altre. Ogni anno qui vengono investiti 92 milioni di tributo per mettere in sicurezza il territorio, la Regione solo per la manutenzione ordinaria investe 6,5 milioni mentre i consorzi introitano dagli enti pubblici altri 23 milioni per opere straordinarie“.
A dirlo è Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana, l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica, a margine di un convegno organizzato a palazzo Vecchio in occasione dei 100 anni dal congresso di San Donà di Piave (Venezia) sulla bonifica integrale in Italia. “La Toscana- aggiunge Bottino- è una regione decisamente avanti dal punto di vista istituzionale e operativo. Naturalmente questo lavoro, purtroppo, stante anche i cambiamenti climatici è destinato non solo a non finire mai, ma anche a mutare nel tempo”. In particolare, segnala il presidente dell’associazione regionale dei consorzi, “siamo stretti fra le siccità e le alluvioni“. Due sfaccettature che rischiano in modo analogo di mandare in sofferenza l’agricoltura. Riuscire a ottimizzare la gestione della risorsa idrica diventa, quindi, una delle principali sfide future per consorzi e Regione.
“Il paradosso- evidenzia Bottino- è che se l’Ue aumenta di nove milioni di ettari la superficie agricola coltivabile in Europa, molti dei quali peraltro si trovano in Italia e in Toscana, al momento qua da noi manca l’acqua per irrigare. La nuova frontiera diventa, pertanto, dare un’irrigazione più diffusa e organizzata, accumulando l’acqua piovana raccolta durante l’inverno e utilizzandola nel resto dell’anno”. La risposta sta quindi negli invasi come quelli di Bilancino e Montedoglio, che recentemente hanno raggiunto livelli “mai visti prima” di riempimento e che rappresentano una fonte preziosa per affrontare l’estate senza attingere alla falda o ai fiumi, con tutto quello che comporta in termini di tutela ambientale. “Sull’irrigazione- prova a rendere più rotondo il concetto Bottino- dobbiamo assolutamente colmare un vuoto gigantesco, pensiamo che in Toscana il 9% di superficie agricola utile è irrigata in modo organizzata”. Con la Regione sono in corso di sviluppo, in questo senso, ben sei progetti che consentiranno di centrare il traguardo di una gestione efficace dell’acqua anche nel Valdarno e a Pisa.
Una sfida ancora più centrale è poi quella della montagna: “Spesso è abbandonata insieme all’agricoltura- conclude Bottino- in queste aree il bosco cresce al ritmo di 13 ettari al giorno, bisogna approfittare del Pnrr”.