A Roma la separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi è una rottura nazional-popolare da manuale d’amore
ROMA – E ora Cristian? E Chanel e Isabel? Che ne sarà di loro, le creature reali che il mostro gossip ha già provato a danneggiare più e più volte? Il comunicato “congiunto” che disgiunge Francesco Totti e Ilary Blasi s’abbatte sulla canicola Capitale come una nube di fumo densa, asfissiante. “La nuova fiamma” del Re di Roma, metafora d’attualità perfetta, toglie l’ultimo refolo d’ossigeno ad una storia che non è pettegolezzo, non è sport e non è spettacolo. È lesa maestà. Autolesa, nel finale non scontato d’una vicenda talmente smentita da farsi vera quasi per ripicca. Altrove un marito e una moglie che annunciano pubblicamente la separazione consensuale, per quanto vippissimi, avrebbero colorato le giuste note. A Roma no. È una rottura nazional-popolare da manuale d’amore. Uno scossone estivo per l’Italia che proprio in queste ore s’era rimessa al passo con la nostalgia rivivendo in mille melasse la finale del Mondiale ’82. La storia che finisce, ecco il senso. Quella maglia da derby – “6 unica” – dice di nuovo la verità: Ilary torna unica, non più una metà. La storia di quei due, l’ultimo favolone col lieto fine disinnescato dalle corna o chissà cos’altro. Affari loro, ma anche no. Affari nostri, di tutti. Con questo caldo non c’è sobrietà né continenza: “Smarmella tutto”, direbbe il regista di Boris. Per non dire altro.
SOLO POCHI MESI FA LA SMENTITA
Al primo accenno, i segnali di fumo di qualche mese fa, s’erano alzate le barricate dei diretti interessati. La presentatrice aveva dettato, stufata, a “Chi”: “Mica ogni volta possiamo fare le smentite, tanto poi ricapita sempre. E poi che parlino di cose più importanti”. C’era la guerra in Ucraina in quei giorni, sulle agende di tutti. Eppure la possibilità che quei due davvero si rendessero così mortali, umani, alla vista del popolo, aveva sfrogoliato i media. Perché alla famiglia Totti-Blasi avevamo delegato la rappresentazione dell’amore eterno. Natalia Aspesi si chiedeva su ‘Repubblica’ quando fosse successo, e soprattutto perché mai: “Per la gioia fantasma di chiunque cacci il partner di casa, fugga col portinaio, tagli la gola al coniuge e comunque metta fine al proprio matrimonio semplicemente divorziando. Elevando la famigliola a simbolo dell’eterna armonia, la coppia è stata privata dei diritti sanciti dalle nostre leggi faticosamente conquistate decenni fa, che, miracolo, se non ne hai più voglia firmi qualche carta, litighi per i soldi e basta lì”.
IN ATTESA DELL’ANNUNCIO
Invece l’annuncio è stato preceduto dall’annuncio dell’annuncio, a ribadire la superiorità del mezzo che anticipa la sostanza, sempre. “Alle 19 l’annuncio!”, e così di rimbalzo da Dagospia ovunque, fino appunto all’ora ferale scelta come per i comunicati delle società quotate, a Borsa chiusa. Che la Consob ce ne scansi. Perché Totti-Blasi è ancora una ditta, anche se non più una famiglia. Una società per interposto amore, la colla della gente che li voleva indissolubili, li amava insieme. E invece il “matrimonio perfetto” è rimasto solo nello spot di coppia del detersivo e dell’ammorbidente, quello del “niente metafora calcistica, non ce la fa”.
fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it Mario Piccirillo