Piglio, Una festa che non rappresenta più la comunità pigliese
Dopo due anni di fermo (causa covid) ritorna dal 30 settembre al 2 ottobre la “Sagra dell’Uva del Cesanese del Piglio” giunta alla 48° edizione, che un tempo era la festa più importante e rappresentativa di Piglio e della comunità pigliese, ma oggi per come è organizzata esprime tutta la sua improvvisazione e superficialità. Valori, storia e tradizione, dovrebbero essere le caratteristiche su cui la nota Sagra dell’Uva di Piglio dovrebbe poggiarsi, ma in quest’ultimi anni (covid escluso) è stata una festa che ha perso sempre di più quel valore di rievocazione di uno dei momenti più importanti della vita di Piglio. Ormai questa festa è solo di quantità, di qualità non ha nulla. E’ triste fare una considerazione di questo tipo, ma la qualità che dovrebbe far emergere la Sagra dell’Uva di Piglio, non esiste più, e la cosa ancor più triste, è che questo stato di abbandono è dovuto all’inerzia dell’attuale amministrazione comunale del Sindaco Mario Felli, disinteressata nel dar vita ad un evento di spessore, ed in fase organizzativa manifesta tutta la sua incapacità. Lo scorso anno (il secondo senza la Sagra) poteva essere utile per delineare, progettare una ricca e bella manifestazione, proprio perché dopo due anni di assenza causa covid, la Sagra doveva essere più che mai magnifica, e cosa importante dar vita al tanto atteso regolamento comunale per la gestione dell’evento ed invece il nulla più totale. Sul sito del Comune di Piglio, vi è il modulo per richiedere lo spazio per allestire uno stand gastronomico e varie tipologie a partire da € 700 e poi c’è una paginetta legata agli obblighi dei richiedenti, il solito copia incolla. Purtroppo la superficialità dell’organizzazione si evidenzia anche in queste poche righe, non si fa accenno al prezzario dei piatti, dunque i prezzi variano da stand a stand, senza una linea da seguire; e come tutti sanno ed è motivo che tanti non frequentano più questa Sagra, è che non è evidenziato il divieto di somministrare vino a minori di 14 anni. Ogni anno gli effetti di questa carenza, si vedono nei danni ai beni pubblici e zuffe. Il paese così continua a perdere la sua identità culturale, e ciò implica il non riuscire a far conoscere alle nuove generazioni il proprio paese, il dialetto, usi e costumi, le persone che lo hanno reso grande e che hanno contribuito a costruirne la storia, l’attuale Sagra dell’uva non rappresenta per nulla Piglio e la sua comunità, ma è una semplice festa per giunta mal gestita, che punta alla quantità di presenze, piuttosto che alla qualità ed al prestigio del paese.
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