Le parole del Pontefice nel primo Angelus dopo i funerali di Benedetto XVI
ROMA – “Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri. Invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda“. Queste le parole di Papa Francesco nel corso dell’Angelus a piazza San Pietro, il primo dopo i giorni caldi che seguono la morte e i funerali di Benedetto XVI.
“Chiediamoci: io sono una persona che divide o condivide? – aggiunge il Pontefice – Pensiamo un po’: io sono discepolo dell’amore Di Gesù o un discepolo del chiacchiericcio che divide e divide? Il chiacchiericcio è un’arma letale, uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza”, sottolinea Bergoglio.
“Adempiere ogni giustizia, cosa significa questo, cosa vuol dire? – chiede ancora Papa Francesco – Noi tante volte abbiamo un’idea ristretta di giustizia e pensiamo che essa significhi ‘chi sbaglia che la paghi’ e soddisfa così il torto che ha compiuto. Ma la giustizia di Dio, come la Scrittura la insegna, è molto più grande. Non ha come fine la condanna del colpevole, ma la sua salvezza e la sua rinascita, il renderlo giusto, da ingiusto a giusto”.
“Una giustizia che viene dall’amore, che viene da quelle viscere di compassione e di misericordia che sono il cuore stesso di Dio – prosegue il Papa – Dio è un padre che si commuove quando siamo oppressi dal male e cadiamo sotto il peso dei peccati e delle fragilità“. La giustizia di Dio, per Francesco, “non vuole distribuire pene e castighi ma, come afferma l’apostolo Paolo, consiste nel rendere giusti noi suoi figli liberandoci dai lacci del male, risanandoci e rialzandoci”.
“La vera giustizia di Dio è la misericordia che salva” però “noi abbiamo paura a pensare che Dio è misericordia” ma “la sua giustizia è l’amore, condivide la nostra condizione umana”, osserva il Pontefice, che poi cita il Papa emerito: “Benedetto XVI ha affermato che Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all’abisso della morte, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo possa trovare la mano di Dio a cui aggrapparsi per risalire dalle tenebre”.
Dunque, “noi pure, discepoli di Gesù, siamo chiamati a esercitare in questo modo la giustizia, nei rapporti con gli altri, nella Chiesa, nella società – esorta Francesco – non con la durezza di chi giudica e condanna dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli. Vorrei dirlo così: non dividendo, ma condividendo”.
“Non dividere, ma condividere – conclude il Papa – Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri, invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda”.
fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it Roberto Antonini