ORIGINI – SIGNIFICATI
Una delle feste più sentite dalla popolazione cattolica è quella chiamata della “candelora “ o Madonna della Candelora che cade in data 2 febbraio.
Ma perché proprio in quella data? La festa oggi vuole ricordare la presentazione di Gesù al tempio, quale simbolo di “luce per illuminare le genti “ ma anche la cerimonia di “purificazione” di Maria madre del Cristo.
Tuttavia questa festa vuole ricordare da sempre la purificazione di Maria; ovvero la legge giudaica prescriveva infatti alle madri di presentarsi al tempio per un offerta di purificazione entro il quarantesimo giorno dal parto del figlio maschio ( levitico12,2-4 ) e così il 2 febbraio , che cade esattamente quaranta giorni dopo il 25 dicembre, ( data stabilita per la nascita di Gesù ) fu la data prescelta per la nuova festa.
Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 o il 18 febbraio, ovvero 40 giorni dopo l’Epifania, e prima testimonianza ci viene da una monaca di nome Egeria ( o Eteria ) del V sec. che, nel suo Itinerarium Egeriae ,descrive il pellegrinaggio in terra santa.
Egeria parla di una somiglianza del rito delle Lucernae dove “ si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima”; si è voluto poi accostare la genesi di questo rito alla festa del Lupercali di romana memoria dove la cosidetta fiaccolata aveva un valore marginale; tuttavia è bene ricordare che la cerimonia non era un atto di purificazione come descritto in certi testi ma un atto legato alla fecondità che veniva stabilita dal “ flamine diale “ il quale dando ai “luperci “ delle sferze fatte con la pelle degli animali sacrificati, questi correvano per la città e percuotevano specialmente le donne per favorirne la fecondità.
La radice del mese di febbraio è comunemente considerata come etimo della parola latina “februatio” ( purificazione ) e non credo possa assegnarsi al valore della cerimonia di cui sopra .
Si tenga presente ora che, per molti secoli, l’inizio dell’anno coincideva con l’inizio della primavera e l’anno veniva definito dalla posizione degli astri nel firmamento, dalla posizione del sole e della luna.
Quando Gregorio XIII riformò il calendario, non potè certo riformare la mentalità contadina che, in barba ai calendari, celebrava le sue tradizioni popolari da dicembre ( es. il solstizio che cade il 25 dicembre) ad aprile , come appunto festeggiava i Saturnalia, i Lupercalia e Cerealia rientrando così nelle tradizioni di inizio d’anno.
Non è forse vero che un vecchio adagio popolare recita “ candelora candelora, dell’inverno semo fora ma se piove o tira vento dell’inverno semo dentro “ riferendosi così a quello considerato il primo passo astronomico del nuovo anno.
Considerazione importante questa poiché con tale ragionamento si considera proprio il 2 febbraio una sorta di approccio primaverile. L’origine cristiana di questa festa viene comunemente attribuita a papa Gelasio I il quale, nel V secolo, ottenne dal Senato l’abolizione dei Lupercali (?! ) ai quali fu sostituita nella devozione popolare la festa appunto della Candelora che in questo caso era stabilita al 14 febbraio; nel VI secolo la ricorrenza fu anticipata da Giustiniano al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora oggi.
Tuttavia ritengo che tale ricorrenza non sia attribuibile del tutto ai lupercalia, come già espresso sopra e riportata da AA diversi, ma bensì anche ai Cerealia.
Si chiamavano così le feste che istituì Trittolemo in onore di Cerere, dea delle messi, che aveva insegnato agli uomini l’agricoltura e l’arte di fare il pane. In Grecia si celebravano due volte, una sotto la denominazione di Eleusine, l’altra di Tasmoforie. Si offrivano in sacrificio dei maiali per il fatto che queste bestie devastavano le biade, e si beveva vino dolce. In Roma furono introdotte dall’edile Caio Memmio e si celebravano nel circo dal 15 al 23 aprile. Si digiunava, si cercava di mantenersi puri e le donne , vestite di bianco, portavano in processione delle torce in memoria dei pellegrinaggi fatti da Cerere per ritrovare la figlia Proserpina rapita da Ade dio degli inferi. Entrambe le feste erano seguite a Roma dal popolo, anche dai cristiani superstiziosi, che vedevano in queste feste una lunga tradizione che si tramandava nel tempo, perpetrandone i costumi e gli usi.
La chiesa introducendo la spirito nuovo nelle feste antiche, trasformò questa tradizione pagana che fu chiamata, spostandola gli inizi di febbraio, festa della Candelora o Candelaia.
Istituita da papa Gelasio nel 492 doveva ricordare la festa della “purificazione di Maria”. In più tale definizione venne usata perché in tale giorno anticamente il Clero ed il popolo andavano in processione portando ceri accesi.
Il significato del mese di febbraio è legato sia al suo nome ( come già detto di purificazione ) che al famoso adagio “dell’inverno semo fora” quale possibile auspicio primaverile.
Ecco che, saggiamente, l’aggancio con la cerimonia primaverile della fiaccolata veniva così rispettato!
Sicuramente questa cerimonia basata sulla purificazione , sulla purezza e sull’uso delle torce in processione possa intendersi forse più aderente a quella dei Cerealia che non ai lupercalia che basavano l’avvenimento con un simbolo di fertilità.
LA CANDELORA NELLA STORIA DI FRASSO
Frasso la festeggia così il 2 febbraio, giorno della Purificazione, e la memoria storica di questa festa è datata al 1703 così come riporta il Cardinal Corsini nella sua visita pastorale del 1780 sulla chiesa di S.Maria del Soccorso e del terremoto di quell’anno.
Riporto qui di seguito quanto scritto dall’illustre visitatore:
“In un trivio ( oggi la piazza Mazzini ) dal quale si va al paese, a Poggio Nativo e alle officine cartarie, c’è la chiesa della purificazione di Maria Vergine che è chiamata del Soccorso, si ritiene edificata nell’anno 1553, poiché questo anno è scolpito nel vaso marmoreo dell’acqua Santa di questa chiesa, dista quasi cento passi da Frasso e volge ad oriente: nell’architrave della porta vi è scolpita nel marmo un iscrizione di questo modo:
PELLEGE QUEI GRESSUM CASSU STUDIOVE MORARE FRASSUS
JO AEDICULAM VIRGO TRIOMPE ET JO
E da ciò conosciamo che sia stata messa nell’anno 1623.
Sulla porta frontale appaiono le pitture di S.pietro apostolo, S.Antonio di Padova, S.Sebastiano e S.Rocco.
L’altare è ornato sulla parete con le immagini dipinte della Beatissima Vergine e dei Pietro apostolo e S.Antonio da Padova e le cose necessarie alla chiesa sono procurate sia dalla comunità sia dalla società del soccorso.
L’E.mo Signore nella sua visita ordinò di costruire l’altare in cemento, di porre una finestra con vetri e di apporre un crocefisso nel frontale della chiesa ( la chiesa, da altre note sul manoscritto, fu restaurata da persone fedeli e con l’aiuto dell’allora parroco D.Antonio Pitorri di Torricella ) “ .
Come sopra riportato esisteva dunque una società di fedeli che provvedeva alle necessità della chiesa e tale società prendeva il nome di “confraternita della B.M.V. del Soccorso che così viene descritta, sempre dal Corsini:
“ nell’anno 1703 ( n.b. in quell’anno ci fu un terribile terremoto all’Aquila che distrusse gran parte della città e delle sue vicinanze ) , nel quarto dopo le none di febbraio, nel giorno della festa della B.M. Vergine, avvenuto un terribile terremoto nelle campagne romane, e in tutto il dominio del sommo Pontefice, si spaventarono tutti i frassaroli sbigottiti per il timore e cominciarono l’opera di implorare e supplicare la misericordia di Dio e della Beatissima Madre di Dio.
Poiché accadde che tutte le donne nella chiesa rurale della Purificazione di B. V. Maria, esortatore e autore Antonio Pitorri sacerdote, si occuparono che la pia compagnia del Soccorso fosse istituita nello stesso anno.”
Sempre in questa chiesa c’è dunque una associazione chiamata delle sorelle della beata Vergine del Soccorso che celebra una messa cantata a favore di quelle sorelle alla loro morte e, inoltre, per tutte le sorelle defunte una messa con canto e altre intenzioni lette che possono essere avute nel giorno della Purificazione della Beata Vergine.
La suddetta chiesa fu demolita durante i lavori di rifacimento del 1932-1936.
LA FESTA A FRASSO
Tornando alla festa frassarola, questa si esprime soprattutto mantenendo vivo lo spirito religioso comunicato al popolo dai suoi antenati.
Tale cerimonia viene gestita da 3 cittadini che sono stati sorteggiati l’anno prima.
In effetti la sera della vigilia, prima di iniziare, si provvede ad imbussolare i nominativi dei “ festaroli “ che si sono prenotati per l’anno nuovo.
Dalla bussola ne verranno estratti tre che verranno incaricati dei futuri festeggiamenti e gli oneri di questa festività, non essendoci questua, sono a completo carico degli estratti a sorte.
Ritornando quindi alla sera della vigilia dopo l’estrazione, si va in processione alla casa del 1° festarolo in carica e che ha con sé una statuetta della Madonna alta circa 30 cm in metallo argentato;dopo l’offerta di un piccolo rinfresco, ci si reca in chiesa dove si celebra la funzione religiosa.
Al termine si procede in processione con la statuina verso la casa del 2° festarolo, ove anche lì ci sarà un piccolo rinfresco di benvenuto.
La mattina successiva, il giorno della Candelora, un gruppo di cittadini si incammina dalla casa del 2° festarolo che, dopo aver ricevuto gli ospiti e offerto loro una colazione e del buon caffè, porterà in chiesa la Madonnina ricevuta la sera prima , per celebrare una messa solenne.
Finita la S.Messa ci sarà una processione e una fanciulla porterà la statuina nel religioso corteo; questo sarà, al solito, accompagnato dalla banda musicale che , per l’occasione, intonerà inni sacri.
La processione girerà il paese per recarsi poi dal 3° festarolo che sarà prodigo nell’offrire a tutti i presenti un piacevole rinfresco.
Nella serata, prima della funzione, si ritorna alla casa del 3° festarolo a prelevare la statuina della Madonna colà lasciata nella tarda mattinata e, sempre in processione, ci si reca a celebrare la funzione in chiesa.
Terminata quest’ultima il popolo in devoto corteo andrà a consegnare la sacra statuina al 1° festarolo estratto la sera precedente per l’anno nuovo; questi, a turno con gli altri due, terrà la Madonnina per tutto l’anno sino alla successiva vigilia, impetrando dalla divina Madre la salvaguardia e la protezione Celeste su di sé e la propria famiglia.
Essendo questa una festività legata alle sole possibilità economiche dei festaroli ( n.b. : in effetti sono liberi di rinunciare a qualsiasi onere se non in grado di supplire ai costi della manifestazione; come detto non c’è questua ,tuttavia la devozione di frassaroli è tale che è rara la rinuncia a tale festività ), oltre alla banda , al vino, alle cibarie, è possibile che la festa si chiuda in allegria con la solita girandola finale di giochi pirotecnici tempo permettendo.
Dopo la festa di S.Pietro in Vincoli, patrono di Frasso, questa è sicuramente la più seguita e certamente molto antica.
Aldo Masciangelo0