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Seno cadente e svuotato? I segreti per farlo tornare sodo dopo il parto

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L’intervista al Prof. Daniele Spirito, chirurgo plastico, di Roma, e docente presso la Cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università di Milano

ROMA – Un decollete svuotato, meno turgido o cadente. La gravidanza e, soprattutto l’allattamento, producono forti cambiamenti nel corpo della donna. I tessuti perdono elasticità e tonicità ed è il seno la zona che ne risente di più. Se, infatti, per ripristinare i muscoli addominali e sciogliere gli accumuli adiposi localizzati, in molti casi sono sufficienti esercizio fisico e una corretta alimentazione, contro i più importanti inestetismi della mammella ciò non basta. L’aumento del volume del seno con l’andare avanti della gestazione, i cambi ormonali e di peso sperimentati durante la gravidanza, e il successivo dimagrimento, insieme alla qualità della pelle e al metabolismo, sono i responsabili dell’aspetto cadente e sgonfio del seno.

Per questo niente ginnastica, creme e push up: per risollevare un seno sceso o che ha perso volume sono sempre più le donne che decidono di rivolgersi al chirurgo. Ma quali sono gli interventi di chirurgia plastica ed estetica in grado di soccorrere la neo mamma e restituire la silhouette di un tempo con un sodo decollete?

“Gli interventi di chirurgia estetica rivolti all’aumento, al riequilibrio e al risollevamento delle mammelle sono la mastopessi, che consiste nel sollevamento del seno, e la mastoplastica additiva, che prevede l’inserimento di una protesi riempitiva all’interno delle mammelle. Interventi che possono essere eseguiti in modo combinato in caso di un seno sceso che ha perso molto volume- afferma il Prof. Daniele Spirito, chirurgo plastico, di Roma, e docente presso la Cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università di Milano- Quando parliamo di interventi che fanno seguito a un parto bisogna tenere in considerazione alcune peculiarità. Innanzitutto è opportuno che la donna scelga di rifarsi il seno quando non ha più intenzione di avere figli, altrimenti il risultato potrebbe essere compromesso da una nuova gravidanza, Inoltre, seppure in entrambi i casi non viene pregiudicato l’allattamento, il consiglio è aspettare dai 3 ai 6 mesi dopo l’allattamento per permettere ai tessuti di stabilizzarsi in seguito al ripristino di un normale livello ormonale. Molte donne non riescono ad accettare i propri cambiamenti fisici successivi alla gravidanza, per cui in questi casi, per evitare l’insorgenza di insicurezze o frustrazioni, è indicato intervenire chirurgicamente per vivere al meglio la maternità nell’interesse della mamma e del bambino. L’importante, come sempre, è affidarsi alle mani di un chirurgo esperto”.

“La ptosi mammaria, cioè la discesa della mammella in basso, può essere causata non solo dall’invecchiamento ma anche da fattori legati alla gravidanza. La mastopessi ha quindi lo scopo di far salire la ghiandola mammaria nella sua posizione fisiologica restituendone anche un certo volume. Le tecniche di correzione possono essere suddivise in due categorie, in relazione al posizionamento e alla lunghezza delle cicatrici residue: quelle periareolari, la cui sutura avviene a borsa di tabacco (Round-Block) e quelle che vanno dall’areola fino al solco sottomammario e possono proseguire orizzontalmente lungo il solco (tecnica a cicatrice verticale, ad “L” e a “T” invertita). Le ptosi lievi e medie possono essere risolte con la tecnica periareolare, per le ptosi di maggiore entità si ricorre alle tecniche classiche con cicatrice verticale. Prima dell’intervento andranno eseguiti esami del sangue e altri esami prescritti dal medico. I tempi di recupero sono molto brevi: l’intervento dura circa un’ora, il giorno dopo sarà possibile tornare a casa e riprendere una vita normale ma senza fare sforzi o sollevare pesi per almeno un mese. Le ferite, per guarire, impiegheranno un paio di settimane. Ci vorranno circa 3 mesi per ottenere la forma definitiva”.

“L’ipotrofia mammaria ovvero la diminuzione del volume mammario può essere causata anche da un drastico e rapido calo ponderale, come accade dopo la gravidanza. In questi casi si può procedere con la mastoplastica additiva e l’inserimento della protesi in regione mammaria in una tasca allestita al di sotto della ghiandola mammaria (retroghiandolare) o al disotto del muscolo pettorale (retropettorale). Le protesi sul mercato sono varie per forma (rotonda/anatomica), volume, contenuto (gel di silicone/gel di silicone coeso) e superficie dell’involucro (liscia/testurizzata/poliuretano). Gli impianti mammari più utilizzati sono: protesi monocamera a volume fisso preriempite di gel di silicone tipo soft o coesivo; protesi monocamera espandibili con soluzione fisiologica al momento dell’intervento; protesi doppia camera miste gel-saline tipo espansori a permanenza. In tutti i casi l’involucro esterno è costituito da silicone solido. Per un risultato estetico ottimale è opportuno scegliere anticipatamente con il chirurgo la protesi più adatta alla propria conformazione fisica e la pianificazione dell’intervento chirurgico (via di accesso, posizionamento dell’impianto, eventuali correzioni complementari). Le vie di accesso e la conseguente cicatrice possono essere periareolare, sottomammarie, ascellari. Gli esami richiesti in previsione dell’intervento sono gli stessi della mastopessi, così come sono gli stessi i tempi di recupero”.

 fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it Autore:Ugo Cataluddi