Il congresso a Viareggio ricorda la strage del 2009, “mancano formazione e strutture”
Viareggio (Lucca) – Un piano nazionale per affrontare le grandi emergenze sanitarie in caso di incendi ed esplosioni che causino ustioni di massa, di cui attualmente l’Italia è sprovvista e che sarebbe però fondamentale per non fare andare in tilt il sistema sanitario e farsi trovare impreparati in caso di tragedie improvvise. Per questo la SiUst, la Società italiana ustioni, dal suo 24° congresso nazionale a Viareggio lancia l’appello a governo e istituzioni europee per uscire dalla zona grigia, per affrontare i ‘Burn Mass Casualty Incident’ (Bmci),definiti dall’Oms tra i disastri più difficili da gestire.”In Italia bastano anche meno di dieci pazienti gravemente ustionati per creare una maxi emergenza nazionale- conferma Antonio Di Lonardo, direttore del Centro Grandi Ustioni di Pisa e presidente della SiUst-Abbiamo poche disponibilità di posti letto, pochi centri ustioni e mal distribuiti sul territorio nazionale”. Nello scenario attuale, in caso di necessità “non si sa dove sistemare i pazienti e come accoglierli nei centri ustioni, che sono i luoghi deputati al loro trattamento”. Per questo “è necessaria una visione un po’ più ampia, e anche rapida per organizzare il soccorso in caso di necessità”, che la SiUst ha riassunto in una serie di raccomandazioni “sperando che il ministero della Sanità e la Protezione civile le accolgano e poi procedano alla definizione del piano nazionale per le emergenze. Noi facciamo la nostra parte, loro dovranno fare la loro, spero presto e in maniera fattiva”, anche perchè “questo piano è obbligatorio per gli Stati perché una precisa direttiva europea non lo im pone, ma lo suggerisce caldamente”.Ma cosa serve nel dettaglio per essere pronti alle maxi-emergenze? “È fondamentale avere una formazione specifica di chi soccorre: oggi i soccorritori non devono limitarsi a fare i tassisti, prendere il malato e portarlo nel posto più vicino in maniera errata”, prosegue Di Lonardo. “C’è bisogno di un grosso investimento sulla formazione dei primi soccorritori, perché sono loro il punto chiave. Se sbagliano, loro avviano risorse e trattamenti sbagliati per il paziente e vanno ad intasare i centri ustioni in maniera incongrua, portando gente che magari deve stare da qualche altra parte”. Inoltre, “c’è bisogno anche di strutture potenziate. I centri ustioni non solo sono pochi, ma sono anche malmessi, sempre sotto organico. Abbiamo difficoltà degli approvvigionamenti, dei materiali che ci servono. Non ci sono stoccaggi sufficienti di farmaci, di dispositivi medici che vengono rapidamente consumati in caso di una maxi emergenza. Quindi il piano è abbastanza articolato proprio per focalizzare tutti questi aspetti e trovare le soluzioni più adeguate e congrue da adottare”.La scelta della location non è casuale: SiUst sceglie come base del congresso proprio Viareggio, dove nel 2009 si consumò la strage alla stazione ferroviaria: un treno deragliato provocò l’esplosione di una cisterna gpl, causando 32 morti e oltre 100 feriti. Nella gestione di quell’emergenza, ricordata nell’inaugurazione del congresso con un video di ricordi e testimonianze, secondo il presidente SiUst Antonio Di Lonardo, che ha vissuto in prima persona la tragedia, si sono palesati i limiti del nostro sistema di risposta sanitaria. “Viareggio è quasi un dovere morale da parte mia, perché dopo pochi mesi dal mio arrivo a Pisa come direttore del Centro ustioni è successa la sciagura ben nota, con tutta una serie di problematiche dovute alla gestione di molte vittime da ustioni. E quell’occasione ha cominciato a farmi riflettere sulle problematiche legate alla gestione di molte vittime da ustione. Da quel momento in poi, abbiamo deciso di dedicare gran parte della nostra attività alla risoluzione di questo problema”.E ora, grazie anche alla presenza di numerosi rappresentanti di istituzioni internazionali, si rafforza anche la necessità di fare rete, specialmente in Europa, con lo spettro della guerra in Ucraina alle porte. “Con lo scenario geopolitico attuale diventa più che urgente muoversi ed essere pronti- avverte Di Lonardo- qui non parliamo di un condominio, di un appartamento che salta. Se si comincia a metter mano agli ordigni nucleari, i pazienti da trattare saranno centinaia e centinaia. E quindi, o siamo pronti o siamo pronti”.Un auspicio condiviso anche dai colleghi dei grandi centri urbani europei, come ad esempio Josè Ramon Martinez-Mendez, direttore del Centro ustioni dell’Ospedale universitario La Paz di Madrid, che evoca la formazione di un network europeo condiviso. Lo specialista sente infatti anche in Spagna la necessità di istituire “un piano nazionale connesso con un piano di attivazione europeo che permetta di trattare tanti pazienti in caso di catastrofe, perchè al giorno d’oggi non esiste”.Rilancia ancora Di Lonardo: “L’importante è che ciò che venga proposto e fatto da un singolo Paese sia armonizzato a quello che fanno gli altri e soprattutto armonizzato a quanto già previsto dall’Eba, che è il nostro riferimento europeo per le ustioni. Quindi ognuno farà le cose uguali, ma adattandole alle necessità delle singole realtà territoriali”, conclude il presidente della Società italiana ustioni.Il 24° congresso nazionale SiUst aperto a Viareggio al Centro Congressi Principino Eventi, è associato al 22° Congresso dell”Euro-Mediterranean Council for Burns and Fire Disasters’, associazione che raggruppa i maggiori esperti dei Paesi del bacino mediterraneo. I temi emersi stanno affrontando i progressi ottenuti in campo rianimatorio, nel trattamento locale e chirurgico delle ustioni, nella disponibilità di nuove medicazioni e di biomateriali, nella immunonutrizione, nel trattamento degli esiti cicatriziali e sugli aspetti della gestione infermieristica e fisioterapica in tutte le fasi della malattia da ustione. |