Circa 21 milioni di italiani sono, inoltre, esposti a rischio sismico elevato ed oltre 3 milioni di persone abitano l’area a maggior rischio vulcanico al mondo
ROMA – “Di fronte ai disastri causati dalle alluvioni nel Centro-Nord ci troviamo per l’ennesima volta a discutere del nostro territorio fragile: sono circa 8 milioni gli italiani esposti ad alto rischio di frane o alluvioni mentre oltre il 93% dei Comuni è esposto a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera. Circa 21 milioni di italiani sono, inoltre, esposti a rischio sismico elevato ed oltre 3 milioni di persone abitano l’area a maggior rischio vulcanico al mondo, ossia entro 20 chilometri di distanza dalle possibili bocche eruttive dei vulcani campani, altamente esplosivi”. Riassume così la situazione dei rischi da catastrofi naturali Antonio Coviello, ricercatore del Cnr-Iriss (Istituto diretto a Napoli da Massimo Clemente) che ha curato, con Renato Somma dell’Ingv, il volume “I rischi catastrofali. Azioni di mitigazione e gestione del rischio”, edito dal Cnr, alla stesura del quale hanno partecipato esperti di diverse discipline.
“I danni per eventi estremi meteo-idro in Emilia Romagna, dal 2013 al 2021, hanno avuto un costo di oltre 2,5 miliardi di euro, il più alto in Italia, a fronte di investimenti in progetti di prevenzione pari a circa 160 milioni di euro” aggiunge il ricercatore. “Per fare un raffronto con la Campania, che ha avuto in passato disastri altamente luttuosi come a Sarno e a Ischia, i danni sono stati in questa regione secondi solo all’Emilia Romagna, per un totale di circa 1.8 miliardi; ma qui gli investimenti nella prevenzione sono stati di circa 88 milioni”.
Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca Ingv e rappresentante Italiano della Iavcei (Associazione internazionale di vulcanologia) per gli organismi internazionali del Cnr, sottolinea: “Siamo tutti naturalmente focalizzati sugli eventi catastrofici del Centro e Nord Italia, ma non dimentichiamo che lo scorso anno eventi simili ad Ischia hanno causato 13 morti. Inoltre, da mesi l’area dei Campi Flegrei sperimenta una sismicità continua, di origine prevalentemente vulcanica, che sebbene di bassa intensità rappresenta un fattore di stress per gli edifici”. “La zona rossa flegrea – continua De Natale – vale a dire quella che deve essere immediatamente evacuata in caso di eruzione imminente, contiene 600.000 persone, ma in realtà l’intera città di Napoli, circa 1 milione di persone, è contenuta nella zona gialla, ad altissimo rischio per la ricaduta di cenere e pomici che può facilmente causare il collasso dei tetti e quindi degli edifici. Il costo di un’evacuazione non programmata di 600.00 persone sarebbe di oltre 30 miliardi l’anno, costo che andrebbe moltiplicato almeno per alcune decine di anni. Oggi la priorità è valutare attentamente la vulnerabilità degli edifici ed il loro progressivo degrado in conseguenza di una sismicità continua di bassa intensità, ma questi territori vanno curati e tutelati”.
Renato Somma, ricercatore dell’Ingv, associato del Cnr-Iriss e curatore con Coviello del volume Cnr sui rischi catastrofali, evidenzia: “il monito che viene dalla ricerca è che il territorio italiano è estremamente fragile, soggetto ad una molteplicità di rischi, da quello idrogeologico a quello sismico e vulcanico, che vanno attentamente valutati e mitigati anticipandoli, perché ben noti. I 36 terremoti medio-forti avvenuti in Italia dal 1861 hanno causato oltre 150.000 vittime, ed il costo delle ricostruzioni, dal 1968 al 2016, è stato di oltre 125 miliardi di euro. La mitigazione dei rischi consiste essenzialmente nella prevenzione, e la possibilità di prevenzione è strettamente legata alla conoscenza”.
fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it