Nel suo portfolio ha più di 500 giocatori sparsi in tutto il mondo. “Ho avuto successo col passaparola negli spogliatoi”. La sua storia su Le Parisien
ROMA – Vuoi quelle Jordan introvabili? Chiama Malick. Hai proprio la necessità impellente di indossare quella maglia – un po’ kitsch, magari, ma bella – che hai visto su Instagram? E che problema c’è: chiama Malick. Il personal shopper dei calciatori. “Il lupo bianco degli spogliatoi del calcio professionistico di tutto il mondo”, lo definisce Le Parisien. Malick Sall, ex calciatore, ex impiegato statale, uomo di una timidezza imbarazzante: “Resto al mio posto, per questo ho successo”. Ha 41 anni e fa questo mestiere un po’ clandestino da una dozzina di anni. La sua rubrica, si dice nel settore, farebbe impallidire i migliori procuratori e direttori sportivi. “Ho iniziato nel 2011-2012 con meno di dieci clienti. Oggi ne ho circa 500 sparsi in tutto il mondo“.
Veste quasi tutta la nazionale francese, e agli ultimi Mondiali erano una settantina i giocatori del suo portfolio tra Francia, Inghilterra, Italia, Spagna, Germania, Portogallo, Turchia, Arabia Saudita, Messico… Miracolo del passaparola: “Quando un giocatore riceve un paio di scarpe o un outfit esclusivo in uno spogliatoio, altri spesso gli chiedevano di dare loro il contatto di chi glieli aveva venduti. Questa è in realtà tutta la storia della mia vita. Attenzione, non sono uno stilista, i look sono i giocatori che li scelgono. Sono un personal shopper, gli porto solo gli outfit“.E ovviamente piace moltissimo a designer e marchi di lusso, “perché con tutti i miei clienti probabilmente peso più ai loro occhi di una singola stella come Neymar o Messi“.
Racconta di aver cominciato grazie a Benoît Assou-Ekotto, amico d’infanzia di uno dei suoi colleghi dell’epoca: “Benoît giocava nel Tottenham, mi ha chiesto se potevo trovargli delle Jordan a Parigi. Non ne sapevo nulla ma ero pieno di risorse. Così ho trovato il modo e l’ho fatto più volte senza compenso. E poi ho iniziato a offrire i miei servizi ai giocatori del Montpellier che conoscevo o del Tolosa perché mio cugino giocava lì. All’epoca in Francia la professione di personal shopper non esisteva. Oggi la maggior parte dei giocatori conosce il mio nome nello spogliatoio, anche se non lavora con me“.
Dopo aver lasciato il suo impiego come dipendente pubblico nel 2014 per dedicarsi esclusivamente alla sua attività, ora ci lavora anche la moglie. “Guadagno un po’ meglio che come impiegato statale, ma non sono ricco. Non sono né un calciatore né un agente. In media prendo diverse decine di euro di commissioni, non è così che si diventa milionari“.
fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it