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LA PRIMA VENDTA DI IMPRESSIONISTI

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In realtà, grazie al nuovo presidente della Sotheby Peter Wilson, alunno a Eton, un genio della organizzazione e della promozione,  grande  propulsore  dell’arte nel mondo, fu lui per primo a realizzare i collegamenti telefonici con l’estero, a ottenere la conversione in tempo reale della sterlina nelle altre monete straniere, a ricorrere alle agenzie pubblicitarie e ai giornalisti per la pubblicità degli eventi…: la serata della prima vendita all’asta di pittori impressionisti a Londra non fu una vendita bensì una prima di teatro o di concerto, grazie alla inventiva e coraggio di Peter Wilson: quasi una serata di gala, riservata ad invitati selezionati in abito da sera: era il 15 ottobre 1958, ore  21,30 alla sede della Sotheby di New Bond Street nel cuore di Londra. Si disperdevano i quadri provenienti dalla collezione di un bancario ebreo tedesco Jakob Goldschmidt, scampato alle razzie naziste e salvatosi come molti altri in America, sempre pronta ad ospitare finanza, arte, cultura e scienza. Si trattava in particolare di sette opere, 3 di Manet, 2 di Cézanne, 1 di Van Gogh, 1 di Renoir, che furono disperse in 21 minuti di inimmaginabile apoteosi e di isteria collettiva, tanto il successo, con un ricavato,  eccezionale a quell’epoca, di 20,2 milioni di dollari rapportati ad oggi: in realtà, il valore di queste medesime opere, come risulta dalle vendite di alcune di esse effettuate alcuni anni più tardi, è di più del 200/%  e 400/%!!

L’opera più costosa tra le sette opere fu il “Ragazzo dal panciotto rosso” di Cézanne per il quale ebbe luogo una dura lotta a suon di soldi  tra due compratori: 5,7 milioni di dollari attuali ma se apparisse oggi sul mercato, potrebbe raggiungere non meno di duecento milioni di dollari! Paul Cézanne, morto sconosciuto nel 1906, di questo soggetto realizzò quattro diverse pitture e due acquarelli: i dipinti sono al Moma di New York, alla collezione Barnes di Philadelphia, alla collezione Buehrle di Zurigo e alla National Gallery di Washington.  L’abito indossato dal ragazzo è il celebre costume ciociaro, dipinto dalla gran parte degli artisti europei tra fine 1700 e prime decadi del 1900, anche dai massimi, il soggetto sicuramente più illustrato e più amato della pittura occidentale: l’aspetto curioso e allo stesso tempo grottesco,  è che pur essendo conosciuto a tutti i cultori d’arte perché  presente in quasi tutti i musei del pianeta, in realtà è anonimo, sconosciuto, in quanto viene individuato con diecine di appellazioni, quasi nessuna con quella corretta di ‘Ciociaro’, grazie alla incapacità e anche insensibilità e crassa ignoranza delle istituzioni italiane incapaci a valorizzare un bene universale, non menzionando gli studiosi e ricercatori che scarso interesse hanno ad occuparsi di tale costume che in verità  tutti conoscono ma di cui nessuno si interessa! Si sa che Cézanne era originario di Aix-en-Provence ed è lì che risiedeva, periodicamente andava a Parigi per tenersi aggiornato e stare con i colleghi pittori. Un giorno a Parigi era seduto in un caffé di Place Pigalle assieme a Monet e a Degas che molto apprezzavano la sua opera e ad un tratto passò davanti a loro, tutto impettito, un ragazzo nel suo sgargiante abito: era un modello in cerca dell’artista che lo ingaggiasse. La figura colpì Cézanne che si alzò,  chiamò il ragazzo e si misero d’accordo sulle modalità  dell’ingaggio e così avvenne. Era la prima volta che l’artista si serviva di un modello che non fossero la moglie o il figlio Paul!  Era il colore del panciotto e soprattutto  quel rosso così infuocato che lo avevano colpito! Gli studiosi specializzati di Cézanne annotano che l’artista ebbe non poche difficoltà a individuare la tonalità di quel rosso così particolare  e infatti le quattro opere connotano tutte una tonalità differente! Il modello era un ragazzo di Atina in Valcomino, la  terra dei modelli ciociari per antonomasia! Per dettagli raccomando: MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI E LONDRA NEL 1800-1900.  La collaborazione con Cézanne durò parecchi mesi e il risultato fu un secondo quadro, questa volta assieme a Paul figlio dell’artista vestito da Arlecchino e lui da Pierrot, intitolato “Martedì grasso”  oggi al Museo Puskin di Mosca e anche di fronte  a questa opera  si comprende perché tanti appassionati  che possono permetterselo, lottano fino quasi a dissanguarsi per entrarne in possesso e goderne la visione. Un brevissimo cenno sull’acquirente del “Ragazzo dal panciotto rosso” “The Boy in a Red Waistcoat” , “Le garçòn au gilet rouge” oggi alla Galleria Nazionale di Washington: fu Paul Mellon, grande mecenate e filantropo, anche lui interprete  della bellezza che sola ha la capacità di sensibilizzare e ingentilire l’animo umano e perciò sue opere importanti presso le istituzioni pubbliche  e musei onde offrire a tutti la possibilità di goderne. Era figlio di Andrew Mellon, finanziere e anche ministro governativo,  massimo collezionista e benefattore: a lui principalmente  si deve la costruzione della Galleria Nazionale di Washington alla quale andò anche la sua collezione di oltre cento opere antiche della massima importanza: Vermeer, Rembrandt, Tiziano…..oggi glorie del Museo e fonte di godimento per i cittadini. Il suddetto figlio Paul donò poi la sua collezione di Impressionisti tra cui appunto il ‘Ragazzo dal panciotto rosso’   gioiello del Museo.

In un prossimo intervento illustreremo  la figura di Paul Mellon, uno dei grandi collezionisti americani che fa sorgere anche lui grossi dubbi sull’America di oggi guerrafondaia e prevaricatrice di popoli.

                                                                                              Michele Santulli