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Scamacca e il sogno italiano: “Vorrei emulare i campioni del 2006 e del 2011”

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Il numero 9 della Nazionale spiega: “Spalletti, definendomi ‘pigro’, mi ha spronato e stimolato”. Sabato alle 21 la prima prova dell’Italia a Dortmund contro l’Albania

ROMA – La maglia numero 9 è quella del centravanti, di chi è chiamato a segnare, a far esultare un popolo. Quest’anno, a Euro 2024, il numero 9 è finito sulle spalle di Gianluca Scamacca: dopo la vittoria dell’Europa League con l’Atalanta e dopo un finale di stagione straordinario (solo in campionato sei gol da fine marzo), il centravanti romano è una delle grandi speranze dell’Italia campione d’Europa. “Siamo un gruppo giovane, all’interno di un nuovo ciclo- le sue parole riportate dal sito della Figc- Ci è voluto un po’ di tempo per tirare fuori la nostra forza. Ormai ci siamo, siamo pronti a farla uscire all’Europeo. Io sto bene, spero di aiutare la squadra e arrivare il più lontano possibile. Vorrei emulare il gruppo campione del mondo nel 2006 e quello campione d’Europa nel 2021: hanno lasciato un segno nella storia, vorrei farlo anch’io“.

SABATO A DORTMUND LA PRIMA PARTITA DELLA NAZIONALE

Si comincia dall’Albania, sabato alle 21 a Dortmund: “Sarà una partita difficile– ammette Scamacca- perché arrivati a questo punto tutte le avversarie sono difficili e tutte le squadre meritano di essere in questa competizione. Dovremo concentrarci su noi stessi e stare il più tranquilli possibile”.

Di fronte, Scamacca troverà il compagno nell’Atalanta Djimsiti, “un buon difensore, tosto”. Ma tosto sta dimostrando di esserlo anche Scamacca, alla prima grande competizione con la maglia della Nazionale maggiore dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili: “Spero di portare positività e tutto quello che ho imparato, e di fare gol. Se sono qui è anche merito di Gasperini, che quest’anno mi ha aiutato ed è riuscito a toccare le corde giuste per farmi fare il ‘clic’. A lui devo moltissimo: a marzo non era in America con la Nazionale, ma meritai di non essere convocato: Spalletti, definendomi ‘pigro’, mi ha spronato e stimolato, ma va bene così. Io cerco di essere utile alla squadra: la sostanza è vincere, poi segnare o fare assist conta meno”.

Il numero 9 è sinonimo anche di pressione: “La pressione ce l’hanno i giocatori forti. Se è così, preferisco averla, come è bello avere gli occhi addosso. Lo scorso anno ebbi un infortunio al menisco e anche all’inizio di questa stagione ho avuto qualche problema fisico. Poi però ho preso fiducia, ritmo, entusiasmo, e ho giocato con continuità: ogni giorno è una sfida”. La prossima si chiama Albania.

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it