Grande Paese la Francia già dall’oblò dell’aereo o dal finestrino del treno: i grandi spazi, le campagne sterminate coltivate, i grandi fiumi che solcano il territorio, le foreste. Pur coi suoi problemi e necessità, soprattutto oggi periodo infelicissimo di guerra e di servaggine agli USA del suo primo cittadino, la Francia rispetto agli altri paesi civili ha qualcosa in più, di inspiegabile e che è quanto colpisce e non tanto la inappuntabile gestione quasi capillare del territorio e delle località più appartate e la cura e l’attenzione delle istituzioni pubbliche di ogni genere quanto l’atmosfera che si respira in giro, già per una strada cittadina riposante e rilassata pur se affollata! tutto il resto è patrimonio comune europeo vivibile in una società altrettanto civile. Una riflessione a parte per la organizzazione burocratica cioè dipendenti pubblici ben preparati ed educati, nel complesso onesti e rispettosi dei cittadini e soprattutto competenti ciò che mette in condizione il Paese di essere efficientemente guidato e amministrato: è una peculiarità nazionale che si osserva ed assapora quando si vive in Francia! E perciò la organizzazione del territorio nonché il rispetto e valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente: è vero le antiche architetture sono quasi dovunque scomparse e non solo a seguito delle guerre e lotte intestine che hanno martoriato il Paese nel corso dei secoli. E qui ci arrestiamo e solo ricordiamo che una ragione profonda deve pur esserci se da sempre, per esempio, certe categorie di italiani sono da anni tra i più numerosi compratori di appartamenti a Parigi! Abituati al disordine in gran parte delle nostre città dove più dove meno, a una cementificazione orribile e sgangherata, si capisce bene perché i fortunati di cui sopra mettano piede anche a Parigi, perché in effetti è un mondo diverso, un’aria differente.
Tutto si fa iniziare da poco prima del 1870, una transizione, un periodo, vissuti al massimo, come in nessun altro luogo: Parigi diviene il punto di convergenza e il fulcro della cultura occidentale nelle sue varie espressioni tanto da trasformarsi in crogiuolo e punto di incontro e di acculturamento degli artisti provenienti letteralmente da tutto il mondo che, chi più chi meno, trovavano in questa fantastica città cosmopolita e aperta, in entità e maggiormente in tenore e qualità, come nessuna al mondo, la possibilità di esprimersi e di realizzarsi; e anche industriali, diplomatici, aristocratici e nobili, perfino monarchi, anche scrittori, attori, attrici, ballerine, pittori e pittrici, cantanti, e avventurieri naturalmente, e poi un mondo inaudito di donne splendide di ogni categoria, straniere e non, tra le quali si evidenziavano per numero e modo di vivere le parigine vere e proprie, cosiddette ‘insoumises’ termine arduo a tradurre; anche le donne italiane seppero giuocare un ruolo rimasto nella storia: la Marchesa Luisa Casati forse la più celebre non fosse per la sua eccentricità e le enormi ricchezze profuse, la principessa Ruspoli di Roma, Maria Brignole Sale de Ferrari duchessa di Galliera dallo spirito filantropico ed artistico insuperabili, le cui tracce ancora ben visibili sono a Parigi e a Genova, la Marchesa Landolfo Carcano avida collezionista d’arte, Franca Florio immortalata da Boldini, più tardi Mimì Pecci Blunt, il cui salotto di Rue Babylone 32 divenne tra i primari e più ambiti di Parigi, come pure a Versailles quello di Roffredo Caetani duca di Sermoneta in Ciociaria e di Marguerite, più tardi la regina della moda Elsa Schiaparelli e altre ancora, per non citare le parigine e le straniere, queste ultime un florilegio impareggiabile: Cleo de Mérode, Isadora Duncan, Ida Rubinstein, Natalie Clifford e il suo salotto della Rue Jacob, Romaine Brooks, Peggy Guggenheim, Sara e Gertrude Stein le cognate scopritrici e promotrici di Picasso e di Matisse, Louisine Havemeyer, Isabella Stewart Gardner, Tamara de Lempicka, Vita Sackville West e poi, polacca russa, quella che sarà Madame Curie dai due premi Nobel e poi le russe aristocratiche fuggitive e non, pittrici e scrittrici mai abbastanza illustrate e fatte rivivere: da non dimenticare anche quel florilegio incredibile delle modelle e modelli ciociari che diedero corpo e sembiante ad opere d’arte di grandi artisti che fanno il godimento dei cultori d’arte del pianeta; un ruolo anche inimmaginabile giuocato dai grandi collezionisti d’arte tra i qual i due russi I.Morozov e S.Schuckin che hanno dotato la loro patria di incredibili capolavori e poi il dr Barnes e le sorelle Cone, americani, anche insaziabili compratori. E quanto è da ritenere la prova più palese e manifesta e veritiera di un mondo unico e sicuramente senza eguali, ovviamente proiettato e finalizzato all’arte e alla cultura e alla bellezza, quindi alla sensibilità d’animo e all’apertura mentale, erano, e sono ancora pur se meno numerose, gallerie d’arte e librerie: le librerie, una quantità inaudita, come in nessun’altra città del mondo, di ogni tipo e di ogni disciplina, un numero incredibile sparse in tutta la città, testimoni taciti e ancora di più documenti clamorosi e sensazionali dell’arte e della letteratura come e in quale qualità e intensità coltivate e vissute a Parigi: i luoghi strategici più appetiti, per esempio agli angoli delle strade, erano solo librerie. Quale spettacolo! E tutte vive, naturalmente, tutte un luogo di vita e di incontri e di scambi. Oggi in tutte, dico tutte, le librerie agli angoli e quelle nei luoghi centrali e più frequentati, e ne erano centinaia! vediamo in gran parte banche o locali di ristorazione o mutanderie!! E le librerie quasi ogni giorno che passa, tra quelle rimaste in verità, ne chiude sempre qualcuna, un mondo è in via di estinzione! Un altro mondo dunque, sta vivendo Parigi. Ma altre antiche impronte e tipicità sono ancora vive e presenti e cioè quell’altra realtà unica parigina rappresentata dai bouquinistes cioè i venditori di stampe e analoghi e libri antichi sui muretti lungo la Senna! Torneremo a parlare di questa città clamorosa e unica.
Michele Santulli