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“Cartelle cliniche false, ‘no’ a tac e plasma”: parlano i familiari delle vittime Covid

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Nella Commissione di inchiesta ascoltate le loro testimonianze e denunce. “I medici hanno accettato supini che la polmonite si curasse con la tachipirina”. Richiesta l’audizione del collega di De Donno

ROMA – “Ecco cosa erano i nostri cari: dei piedi con un cartellino attaccato, dentro una busta, corpi nudi. Non abbiamo potuto nemmeno vestirli per una degna sepoltura”. Mostra la foto di quei piedi nel sacco di plastica l’avvocata Eleonora Coletta, presidente del Comitato Verità e Giustizia Moscati di Taranto, davanti alla Commissione d’Inchiesta sul covid che oggi ha audito le associazioni dei familiari delle vittime. Le testimonianze vanno alla prima ondata: ai decessi nelle RSA e alla raccomandazione della ‘tachipirina e vigile attesa’, quando antifiammatori e plasma iperimmune erano “derisi” e considerati “non scientifici”.

“MIO MARITO MORTO PER UNA TAC NEGATA, A MIO PADRE FALSATA LA CARTELLA CLINICA”

Coletta, che per anni è stata avvocata dell’Asl di Taranto, conosce bene il mondo sanitario in cui ha lavorato una vita e anche lei alla pandemia ha pagato un tributo di cuore altissimo: un marito di 56 anni, sano, morto “per una tac negata che avrebbe mostrato un pneumatorace per una mala gestione di ossigeno” e un padre di 74 anni in buona salute che sulle cartelle cliniche sarebbe diventato poi uno di “84 anni e circa 80 kg, un ‘vecchio’ al quale non si poteva far niente” (come le dissero, ndr) quando ne pesava circa 60, come ha riferito in audizione. L’ostruzionismo che ha avuto questa Commissione ci ha confermato che avevamo ragione. Mio padre dall’ospedale mi diceva: ‘Sono ore che chiedo acqua, sembrano bambini, non fanno niente’ e avevo capito che ci fosse qualcosa di anomalo nel suo ricovero e in quello di mio marito. A mio marito non hanno fatto terapie né tac e hanno rifiutato di fare il plasma. La tac gli avrebbe salvato la vita perché sarebbe emerso il pneumotorace per mala gestione dell’ossigeno, ma tanto…. c’è lo scudo penale”, ha continuato Coletta che intanto ha in piedi un contenzioso civile e penale. Anche perché “sulle cartelle cliniche- ha spiegato riferendosi ai suoi due casi personali- hanno inventato comorbilità inesistenti”.Sulle cure l’avvocata Coletta, riferendosi a informazioni raccolte e segnalazioni, ha specificato: “A Taranto in seconda ondata non è morto nessun medico perché ricevevano il plasma, ma quando lo proponemmo noi – anche con donazioni di familiari che avevano avuto il covid – al Moscati hanno detto che non credevano al plasma, ma non era un’ ideologia in cui credere, e allora perché credevano alla vigile attesa?”. La presidente del comitato Moscati ha ricordato le condizioni delle persone ricoverate, entrate in ospedale con covid e sane: “Persone sgridate, ragazzi infettati e morti, nella rianimazione il 93% moriva. Con quale criterio si decideva cosa fosse scientifico?” ha domandato riferendosi all’ex ministro Speranza e al presidente Giuseppe Conte. “La farmacia dell’ospedale era rifornita di tutto, tac e apparecchiature incelofanate, c’era lassismo, arrendevolezza, e sfiducia che i medici hanno dimostrato nell’affidare tutto all’ossigeno usato a dismisura. Perchè i medici hanno accettato supini che la polmonite andasse curata con la vigile attesa e la tachipirina? “mentre chi proponeva altro veniva isolato, deriso e radiato. Il covid- ha detto Coletta che ha affidato la sua storia a un libro ‘Canale terminale’– doveva essere incurabile solo cosi avremmo avuto paura e avrebbero potuto negare ai medici di venirci a visitare e curare. Sto parlando di cose già depositate in CTU. A noi- ha aggiunto- nessuno ha proposto antinfiammatori e considero la comunicazione la principale responsabile di ciò che è accaduto“.

“OSTRACISMO SU PLASMA IPER IMMUNE, SIA ASCOLTATO IL COLLEGA DI DE DONNO”

Cosa c’è di umano nel vietare di vedere il nostro caro quando è morto? La bara ci è stata consegnata sigillata, e non era possibile fare nemmeno il funerale: forse il virus usciva dalla bara?”, ha esordito Sabrina Gualini, presidente del Comitato nazionale Familiari vittime del Covid. “I giornalisti mandavano immagini e insieme ai martellanti bollettini alimentavano paura e solitudine. A noi era vietato fare visita perchè si diceva che il virus lo si portava dall’esterno e invece- ha raccontato riferendosi a tanti casi presenti nel comitato- i parenti entravano con tampone negativo in ospedali o rsa e dopo tempo era positivo. Anche nel 2020 e 2021 era accaduto a chi si era recato in ospedale per altri motivi (non covid) e poi- ha aggiunto Gualini- venivano classificate come morti di covid quei casi di decessi dovuti ad altre infezioni nosocomiali o ad alti flussi di ossigeno. E’ stato il comitato nazionale di Bioetica nel 2021 a presentare una mozione sul problema della solitudine dei pazienti e chiedeva di assicurare tutti gli sforzi per far visita ai pazienti, favorire il volontariato, anche favorendo i dispositivi come cellulari”.
Vigile attesa, tachipirina e abbandono delle persone che secondo Gualini sarebbe rimasto anche ben oltre la prima ondata. “Paracetamolo e vigile attesa venivano dati anche in seconda ondata, 2021 e 2022, come è stato possibile ostracizzare il plasma iper immune quando era più efficace proprio se somministrato in fase iniziale? Un largo uso avrebbe evitato migliaia di ospedalizzazioni e decessi e per questo chiediamo di audire Massimo Franchini, direttore dell’Immunoematologia e Medicina Trasfusionale di Asst Mantova, collega di De Donno e che fine ha fatto- ha sottolineato Gualini – l’indagine della Corte dei Conti sugli anticorpi monoclonali? Diverse dosi sono scadute nel frigo degli ospedali”. Storie che anche qui sono diventate un libro ‘Volevo solo tornare a casa’ con la prefazione del Vescovo Giovanni d’Ercole contrario al dpcm sui funerali. E sulla comunicazione istituzionale in pandemia Gualini ha aggiunto: “Scarsa e basata sul terrore, e anche il personale sanitario era impanicato”.

“ANCHE LA CHIESA GRANDE COLPEVOLE”

Elisabetta Stellabotte, presidente del comitato L’Altra verità, ha parlato di “atto disumano che vede tutti i politici coinvolti e grande colpevole la Chiesa” su quanto accaduto alle vittime di Covid sepolte senza un estremo saluto ne tantomeno un riconoscimento. “Un pericoloso precedente”, ha detto in ultimo un’associata che sul finale dell’audizione ha chiesto di voler parlare della proposta di un disegno di legge che “vieti di infilare un corpo in un sacco nero”.
“Noi abbiamo la colpa di aver lasciato i nostri cari in ospedale- ha continuato Stellabotte- e chiediamo il motivo per cui nessuna Procura abbia visto le nostre cartelle periziate. Parliamo di quasi 200mila famiglie: si può ancora credere che un Paese non stupri la dignità del malato per delle linee guida. Noi le risposte le abbiamo, voi indagate”. Ha aggiunto: “Queste persone sono morte nelle strutture di sanità che dovevano essere eccellenza per un violento dettame sanitario mentre nei salotti televisivi andavano le virus star” e non altri medici.
“Chiedete scusa all’Italia e al Paese”, ha concluso mentre cartelli e voci sullo sfondo della diretta preannunciano un inizio caldo e un cammino spinoso. “Sono anni che aspettiamo”, si sente dire mentre la diretta stacca.

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it