Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino di Azione: «Potare a prescindere non è mai la soluzione. Solo eseguendo gli interventi in maniera attenta ed equilibrata si preserva la salute della pianta»
Rimuovere un grande albero significa distruggere un intero ecosistema e anche quando al suo posto ne viene posto a dimora uno giovane recuperarne il valore ecologico risulta pressoché impossibile. Al contrario di quanto si possa credere, infatti, sono proprio le alberature che presentano un’età più avanzata quelle in cui si determinano le condizioni migliori per ospitare una maggiore biodiversità e quelle che forniscono maggiori servizi ecosistemici.
Proprio di questo si è parlato nel corso dell’incontro dal titolo “Come prendersi cura dei nostri pini”, in programma oggi, 9 ottobre, dalle ore 18.00, nella Sala del Carroccio in Campidoglio. A questo secondo appuntamento della serie “Dalle chiome alle radici”, che fa parte del ciclo di incontri organizzato dal gruppo capitolino di Azione e denominato “Per una alfabetizzazione ecologica”, ne seguirà un altro il prossimo 21 ottobre.
Ai lavori odierni, che sono stati introdotti e moderati da Silvia Ambrosio, membro del Direttivo Provinciale e referente per le politiche ambientali di Azione, sono intervenuti, accanto al capogruppo capitolino di Azione Flavia De Gregorio, l’agronoma e paesaggista Barbara Invernizzi, che ha spiegato l’importanza di una potatura ben eseguita, e l’arboricoltore Marco Belli, che ha illustrato invece le caratteristiche peculiari delle diverse tecniche usate per l’endoterapia e lo stato della ricerca per l’individuazione di un “valido” insetto antagonista capace di contrastare la cocciniglia. L’incontro si è prefissato l’obiettivo di fornire strumenti utili per comprendere appieno cosa sta accadendo, sia a Roma che in altre città italiane, ai nostri pini, in questo momento ancora più a rischio proprio perché attaccati pesantemente da questo parassita.
«La potatura tout court, oltre a non essere necessaria a garantire il benessere delle piante, può finire addirittura per danneggiarle. Interventi di manutenzione da parte dell’uomo, soprattutto quando questi vengono eseguiti ignorando le esigenze delle alberature e i loro meccanismi di difesa, infatti, creano loro solo stress, ferite e traumi», ha esordito ilcapogruppo capitolino di Azione, Flavia De Gregorio.
Gli alberi, del resto, dovrebbero essere potati seguendo la loro naturale fisiologia e le regole idonee ad approcciare nella maniera più corretta caratteristiche e peculiarità della specie alla quale appartengono. Operando in questo modo, infatti, la potatura diventa uno strumento di cura dell’albero stesso e non lo debilita, predisponendolo all’insorgenza di malattie che possono farlo sprofondare in un’inesorabile spirale di deperimento.
«Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un’enorme perdita del patrimonio arboreo della nostra città. In particolar modo a scomparire sono stati soprattutto i pini, alberi monumentali indispensabili per contrastare lo smog, che da sempre hanno caratterizzato lo skyline di Roma e che di recente hanno subito delle vere e proprie mattanze. A colpirli è stata principalmente la cocciniglia, un insetto che attacca l’albero per nutrirsi della sua linfa e ne indebolisce la salute fino a portarlo alla morte», ha detto ancora il capogruppo capitolino di Azione, Flavia De Gregorio.
«Ad oggi l’unico sistema rivelatosi efficace per sconfiggere questo parassita è stata l’endoterapia. Perciò ho chiesto a più riprese all’amministrazione capitolina di adottare questa cura: non possiamo rischiare di perdere definitivamente un patrimonio che, in quanto bene comune, andrebbe invece tutelato, soprattutto per le generazioni future. Con lo stesso obiettivo, oltre un anno fa, ho presentato una mozione approvata all’unanimità in aula Giulio Cesare affinché fosse istituito il catasto del verde, strumento indispensabile per garantirne la cura. Ad oggi, purtroppo, resta però ancora molto da fare in questa direzione. E, intanto, continuiamo ad assistere impotenti alla morte di troppi alberi», ha concluso infine Flavia De Gregorio.